Bergamo: Presidio antifascista. Nei pressi del Tribunale, lunedì 14 febbraio, ore 11,00

Lunedì  14 febbraio dalle ore 11.00 è stato convocato un Presidio Antifascista davanti al Tribunale di Bergamo (Via Borfuro), in occasione della seduta di uno dei processi che riguardano i “FATTI di LOVERE” del 28 maggio 2016 (Governo Renzi, ministro degli interni Alfano), quando le forze dell’ordine – impegnate a garantire un orrendo corteo fascista con bandiere della RSI, saluti romani e quant’altro – aggredirono a freddo le antifasciste e gli antifascisti che protestavano pacificamente e civilmente contro lo scempio, a difesa dei valori e dei principi della Costituzione.

In quella occasione il Segretario provinciale del Prc/Se Francesco Macario, un altro nostro compagno nonché un altro antifascista, furono colpiti dalla violenza poliziesca del tutto gratuita e immotivata, tanto che i nostri compagni sporsero denuncia contro i responsabili

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Documento conclusivo approvato dall’11° Congresso Regionale Prc/Se della Lombardia (Milano, 6 febbraio 2022)

L’XI Congresso regionale del Partito della Rifondazione Comunista della Lombardia si svolge in un momento di pesanti difficoltà per il mondo del lavoro, i ceti popolari, i giovani e le donne del nostro Paese gravemente colpiti dall’offensiva neoliberista sul piano del reddito e dei diritti.

Aumentano le disuguaglianze, in una sempre più crescente polarizzazione sociale, si intensificano le discriminazioni di classe, territoriali, di genere e generazionali, la precarietà si estende e pervade l’esistenza tutta, aumentano le povertà ed aumentano i lavoratori poveri, specie le lavoratrici che hanno salari molto più bassi degli uomini mentre sono costrette al doppio o triplo lavoro.

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Cascina Ponchia. L’AMMINISTRAZIONE DI BERGAMO PREDICA BENE RAZZOLA MALE

Comunicato stampa

Bergamo sostenibile, inclusiva e partecipata questo è stato il mantra elettorale di Gori a Bergamo, un mantra che è alla base della sua riconferma alla guida della città. Uno slogan accattivante, in generale poco praticato nella realtà (vedi Parco ovest e Boccaleone, per non parlare del Parcheggio della Fara), ma con una precisa limitazione territoriale.

Certamente non vale per Monterosso, in questo quartiere popolare dal 2013 era attiva la “Cascina Ponchia”, un apprezzato centro sociale, con annesso orto urbano e forno comunitario, un luogo di aggregazione sociale e culturale di un quartiere poco provvisto di spazi aggregativi e servizi.

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TORNARE AL PROPORZIONALE, ALTRO CHE PRESIDENZIALISMO!

[Da Rifondazione.it – 29.01.22 ]

Queste giornate hanno evidenziato la crisi del sistema politico dopo trenta anni di bipolarismo e leggi maggioritarie. La “seconda repubblica” ha prodotto il declino economico, sociale e politico del paese.

La rielezione di Mattarella non è un successone visto che testimonia l’incapacità di eleggere un nuovo presidente.
Fortunatamente esce sconfitta l’autocandidatura di Mario Draghi e non hanno avuto spazio candidature discutibili. Quella di Berlusconi era una barzelletta che è servita solo a ricordarci da quale corte dei miracoli vengono Salvini e Meloni.

Le procedure previste dalla Costituzione hanno limitato i danni restituendo centralità al parlamento.L’unica medicina per uscire dal fallimento attuale è il ritorno a una legge elettorale proporzionale, quella che avevano voluto padri e madri della Costituzione.

E’ l’unica strada per restituire credibilità alle istituzioni repubblicane.
Un parlamento di nominati non può che essere dominato dall’esecutivo e subalterno ai poteri economici.
Sarebbe ora di finirla con il qualunquismo dall’alto di commentatori e poteri economici che invocano da trenta anni sempre nuove pseudoriforme che scardinano la democrazia costituzionale.

Con il presidenzialismo la prossima volta verrebbe eletta Giorgia Meloni presidente e prima ancora avremmo avuto Berlusconi.
Con l’attuale legge elettorale sarà la destra a eleggere il prossimo Presidente della Repubblica.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale e Giovanni Russo Spena, responsabile democrazia/istituzioni del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea

LA SCOMPARSA DEL COMPAGNO GIOVANNI BERTOCCHI

“Giovanni Bertocchi ci ha lasciato dopo una lunga malattia.

Era una persona che, sulla base dei suoi vissuti infantili di orfano sballottato da un istituto all’altro, sarebbe potuto facilmente diventare un uomo rozzo, meschino ed egoista. Invece, grazie alla sua volontà e intelligenza, si è riscattato in uomo generoso, sia sul piano materiale, sia sul piano della disponibilità e dell’impegno.

Orgoglioso operaio e appassionato del suo lavoro di saldatore di condotte del gas; impegnato nel volontariato, per molti anni a fianco degli alcolisti anonimi (lui che prendevamo in giro perché – da bravo uomo di cantieri sotto sole e intemperie – beveva anche i vini pregiati mescolati con l’acqua); studioso entusiasta di esegesi biblica, grazie soprattutto al suo impegno nella comunità di Fontanella di Sotto il Monte; artista figurativo: disegnatore e pittore dal virtuosismo iperrealista e artista performativo come attore teatrale di grande sensibilità e versatilità; amante della natura nelle sue forme più selvagge, che lo vedevano, finché la salute gliel’ha permesso, inerpicarsi in alta montagna; compagno antifascista e comunista, con il fazzoletto dell’ANPI sempre appeso sulla ringhiera della scala di casa e il carrello rosso per sgomberare i tavoli alle feste di Rifondazione.

Ecco, Giovanni era tutto questo, ma anche qualcosa di più: chi poteva avvicinarlo meglio scopriva presto che, dietro quel suo aspetto burbero e disordinato, c’era un uomo dolcissimo, ironico, curioso e attento fino allo scrupolo ai rapporti con gli altri.” ( a cura di Carlo D’Addato)

*** I funerali si svolgeranno lunedì 31 gennaio, alle 14.30, presso la chiesa di Terno d’Isola”

Torre Boldone. A proposito dell’assessore cacciato dal sindaco

Comunicato stampa.

Nella giornata di ieri, dopo due giorni che la notizia circolava in paese, il sindaco del comune di Torre Boldone, Luca Macario, ha diffuso un comunicato che spiega le ragioni della decisione di sfiduciare l’assessore (alla distruzione del territorio) Gianni Rotini. Finalmente si è reso conto dei post spesso inqualificabili che Rotini pubblica sul proprio profilo facebook. In questa occasione Rotini ha superato sé stesso pubblicando, queste le parole del sindaco: “gravi esternazioni pubbliche in riferimento al giorno della memoria e all’olocausto che si aggiungevano ad altre dichiarazioni precedenti dello stesso tenore e che ritengo incompatibili con il pensiero di questa Amministrazione”.

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XI CONGRESSO REGIONALE PRC-SE LOMBARDIA


👉 DOMENICA 6 FEBBRAIO 2022
👉 MILA
NO PRESSO AUDITORIUM BALDONI – CENTRO BONOLA VIA QUAREGNGHI N° 21

“PRATICARE L’OPPOSIZIONE E COSTRUIRE L’ALTERNATIVA”

📌 IL PROGRAMMA:

Ore 9:00 registrazione delegate/i
– Ore 9:30 relazione segretario
– Ora 10:00 saluto ospiti
– Ore 12:15 elezione commissioni
– Ore 12:30 apertura dibattito
– Ore 13:30 pausa pranzo
– Ore 14:30 ripresa dibattito
– Ore 17:30 relazione commissioni
– Ore 18:00 voto organismi dirigenti
– Ore 18:30 conclusioni

Locatelli* (Prc-Se): frana di Tavernola, adesso basta con le escavazioni. Confermate tutte le nostre denunce. La Procura accerti le responsabilità

Adesso basta, basta e poi ancora basta! Avete già fatto troppi danni. E’ dalla fine degli anni ’80 inizio anni ’90 che denunciamo, dati e prese di posizione alla mano, l’incompatibilità della prosecuzione delle attività estrattive nell’area di Tavernola-Parzanica (Bergamo), un’area caratterizzata da una fragilità dell’assetto geomorfologico. E’ da anni che denunciamo l’insensatezza di estendere le attività di escavazione facendo uso di esplosivi per le attività estrattive nella miniera di marna da cemento Ca’ Bianca.

Lo abbiamo fatto con assemblee e manifestazioni popolari, interpellanze in sede istituzionale, esposti e tantissime altre iniziative. Adesso con una frana da 2 milioni e mezzo di metri cubi che riparte e incombe su Tavernola e su tutto il lago d’Iseo arriva la conferma delle cause e concause del disastro in corso da parte di studiosi di tre diverse Università. Tra queste le esplosioni dell’attività di cava:” non ci sono le condizioni per proseguire l’attività di escavazione con esplosivi nella miniera Ca’ Bianca. E’ la conferma che non avevamo una ma mille ragioni per opporci alla apertura della miniera Ca’ Bianca.

Ancora nel giugno dell’anno scorso, in un esposto presentato alla Procura della Repubblica di Bergamo segnalavo tra le altre cose che “ nel corso degli anni diversi cittadini hanno segnalato frastuoni, scosse provocate dagli esplosivi usati per le attività estrattive nella miniera Ca’ Bianca”. E insieme alle scosse segnalato movimenti franosi. In questo esposto chiedevo “accertamenti riguardo alle responsabilità circa tutte le attività di escavazione che sono state improvvidamente autorizzate e portate avanti nel corso degli anni al di là dei numerosi pareri negativi e segnalazioni di fattori di rischiosità ambientale.”

Cosa si aspetta ad accertare queste responsabilità dopo che le stesse sono state ignorate per anni? Quello che indigna è il permesso di ripresa dei lavori di escavazione dato dalla Regione Lombardia dopo l’allarme di un anno fa, tranne poi arrivare in condizioni di emergenza a una nuova sospensione delle attività. Bisogna smetterla di dare priorità al profitto delle aziende. Prima viene l’incolumità dei cittadini e l’integrità dell’ambiente. Fermate una volta per tutte le attività del cementificio prima che sia troppo tardi garantendo la ricollocazione lavorativa per tutti i lavoratori.   (Ezio Locatelli, già coordinatore del Comitato contro la miniera di Parzanica ‘Ca Biancaex Consigliere Regionale e Deputato di Rifondazione Comunista)

Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. Archiviate le accuse contro Pia e Gianfranco. Sul Covid a Bergamo c’è bisogno di verità e di giustizia, non di teoremi strampalati

Comunicato stampa

Apprendiamo con soddisfazione che la Procura di Brescia ha chiesto l’archiviazione dell’indagine nei confronti dei compagni Maria Pia Panseri e Gianfranco Fornoni dopo che nel marzo scorso le loro abitazioni erano state perquisite nell’ambito dell’indagine sulle lettere di minacce al presidente di Confindustria Bergamo Stefano Scaglia e a quello di Confindustria Lombardia Marco Bonometti. (cfr. https://bergamo.corriere.it/notizie/cronaca/22_gennaio_22/proiettili-confindustria-bergamo-maria-pia-panseri-gianfranco-fornoni-chiesta-l-achiviazione-1ed0f68c-7b74-11ec-830f-a689bbf9b7cc.shtml)

Decadono quindi le assurde ipotesi di reato (associazione con finalità di terrorismo, di eversione dell’ordine democratico e minacce aggravate) formulate nei loro confronti che sono risultate prive di ogni benché minimo fondamento.

Come noto, sia Gianfranco che Pia, quest’ultima in qualità di responsabile sanità della Federazione di Bergamo del Partito della Rifondazione Comunista, sono stati e sono fra quanti maggiormente hanno denunciato le responsabilità di Confindustria, Regione Lombardia e Governo nella disastrosa gestione dell’emergenza Covid a cominciare dalla mancata “zona rossa” in Valseriana e nella Bergamasca. Una vicenda riportata alla ribalta dalla consulenza del professor Crisanti depositata presso la Procura della Repubblica di Bergamo nei giorni scorsi dove si afferma che l’istituzione della zona rossa avrebbe risparmiato ai bergamaschi migliaia di vittime.

Con l’archiviazione dell’indagine si evidenzia platealmente l’inconsistenza dell’operazione mediatica che – a seguito delle perquisizioni – era stata orchestrata per screditare coloro che si sono esposti contro la gestione criminale della crisi Covid in Bergamasca e l’altrettanto disastrosa riforma sanitaria della Moratti voluta dalla Regione Lombardia a trazione Leghista.

Ora, mentre anche la più prestigiosa rivista scientifica medica mondiale (Lancet) riconosce il ruolo positivo svolto dai vari comitati di cittadini e parenti che si sono mobilitati nella bergamasca, questa ridicola montatura si sgonfia. Ma al contempo il procuratore generale di Brescia Guido Rispoli si affretta grottescamente a dichiarare che “è doveroso che la ricostruzione dei fatti sottostanti alle singole vicende avvenga nel modo più approfondito possibile. È però parimenti doveroso che la valutazione giuridica dei fatti come ricostruiti si compia, come sta avvenendo, asetticamente, senza cioè subire alcun tipo di condizionamento di natura emotiva”. Se l’asetticità è quella che abbiamo potuto constatare nella vicenda di Pia e Gianfranco i bergamaschi possono iniziare seriamente a preoccuparsi. Naturalmente ci riserviamo di agire legalmente contro tutti coloro che su questa vicenda hanno indegnamente speculato arrivando sino al punto di identificare il nostro partito come una organizzazione terroristica.

Come Partito della Rifondazione Comunista nel ribadire la nostra piena solidarietà a Pia e Gianfranco ci impegniamo a proseguire con sempre maggiore determinazione la battaglia per la verità e la giustizia per le vittime del Covid e per una Sanità pubblica, gratuita ed efficiente.

22 gennaio 2022

Maurizio Acerbo (segretario nazionale)

Fabrizio Baggi (segretario Prc/Se Lombardia)

Francesco Macario (segretario Federazione di Bergamo e provincia)

LA SINISTRA PER GORI E LA FINE DI UN’ILLUSIONE

La parabola della lista “Ambiente Partecipazione Futuro” inizia con la decisione di appoggiare la candidatura di Giorgio Gori per un secondo mandato come sindaco di Bergamo nelle elezioni amministrative del maggio 2019.

I temi del programma della lista e anche i toni della campagna elettorale erano assai diversi da quelli del programma di Gori, ma ferrea è stata la decisione di apparentarsi con Gori: “per contare” e per “consentire un “voto utile” come hanno più volte ribadito gli esponenti della lista. Lista che raccolse poi il 2,6% dei voti, eleggendo un consigliere comunale nella persona di Roberto Cremaschi.

Che la lista dentro la coalizione di Giorgio Gori avrebbe contato poco lo si è capito subito. In un’intervista (a Lucia Cappelluzzo, Bergamo News – 06 giugno 2019) l’”agguerrito” consigliere Cremaschi dopo essersi vantato di essere “riusciti a far spostare dei voti che nel 2014 erano per Rocco Gargano a Gori (e non a Francesco Macario)”, poi denunciava, con toni degni di un’esponente del defunto pentapartito, che “delle quattro liste a suo sostegno (di Gori – nda) passate il turno, tre sono rappresentate in Giunta, noi invece siamo rimasti a bocca asciutta”. Ma si consolava col risultato di avere ottenuto da Gori l’istituzione dell’assessorato alla partecipazione, assegnato però a Giacomo Angeloni.

Cremaschi indicava nell’obiettivo di una maggiore partecipazione e coinvolgimento dei cittadini (su temi importanti come ParkingFara, mobilità, sostenibilità ambientale e Porta Sud) il centro dell’iniziativa della sua lista. Ribadendo che “la Giunta è stata eletta per decidere, ma è importante arrivare a decisioni con condivisione e partecipazione”. Peccato che oggi, col senno di poi, possiamo solo constatare che proprio l’assessorato alla partecipazione è certamente quello più fallimentare dell’intera amministrazione Gori: basti pensare a vicende come quella del Parco Ovest, di Boccaleone o anche della presentazione del nuovo PGT.

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