CON IL POPOLO PALESTINESE. Tutt* al presidio in Piazza Matteotti a Bergamo, domenica 23 maggio ore 17.30

Sono centinaia le vittime, per lo più palestinesi, in quest’ultima crisi. Altri morti che si aggiungono a quelli di“Piombo fuso” (2009) e “Margine protettivo” (2014). Mentre il sistema mediatico mostra solo i razzi di Hamas, la popolazione palestinese di Gaza e Cisgiordania in realtà da decenni è sottoposta quotidianamente ad aggressioni, espropri, arresti e uccisioni, flagranti violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale in spregio alle molteplici risoluzioni dell’ONU.

Da quando Benjamin Netanyahu, rinviato a giudizio, con gravi accuse di corruzione da cui cerca di sviare l’attenzione con la guerra, è tornato al governo (il più a destra della storia), non ha mai voluto seri negoziati con i palestinesi (nonostante Abbas sia un leader palestinese moderato), e si è opposto all’opzione “due popoli, due Stati”, in alleanza con il fondamentalismo religioso suprematista.
Come sottolineato anche da esponenti dell’ebraismo non sionista, non esiste alcun “diritto divino” perché insediamenti ebraici occupino territori; così come non esiste nessun diritto di proprietà israeliano su Gerusalemme Est.


Come sancito dall’ONU, bisogna applicare il diritto internazionale e la pace deve basarsi sulle frontiere internazionali del 1967. Non ci sarà mai pace senza giustizia, e senza un vero appoggio internazionale alle legittime rivendicazioni dei palestinesi. In sua assenza, è ipocrita far finta di stupirsi se un popolo oppresso da più di 70 anni cerca di esercitare il proprio diritto all’autodifesa. Ed è profondamente ipocrita parlare di simmetria tra occupanti e occupati, tra vittime e carnefici, di fronte all’uso letale della forza militare da parte dello Stato occupante.

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Esprimiamo netta condanna nei confronti dell’Unione Europea sfacciatamente allineata con Netanyahu e gli Usa, tanto che in alcune capitali sono state persino proibite le manifestazioni in solidarietà con i palestinesi.
Riteniamo inqualificabile che nel nostro paese i principali partiti della maggioranza nonché della sedicente opposizione (di destra) abbiano avuto la sfacciataggine di partecipare ad una manifestazione a sostegno di Israele nel momento stesso in cui le sue forze armate davano corso ai micidiali bombardamenti su Gaza.

Ma insieme ai segnali negativi che giustificano ogni apprensione per la Palestina e per la pace (come la riconferma del sostegno Usa al sionismo oppure le conseguenze devastanti del trumpiano “patto di Abramo”) non mancano elementi di speranza, come il protagonismo degli arabi di Israele che si sono mobilitati contro il governo non senza le simpatie di almeno una parte degli israeliani; l’emergere secondo i sondaggi per le elezioni palestinesi di una leadership politica, che guidata da leader come Marwan Bargouti – da anni detenuto in Israele – mostra caratteri fortemente innovativi e alternativi a quelli delle attuali dirigenze di Cisgiordania e Gaza; l’inedito ruolo anche istituzionale della sinistra Usa, nonché la critica nei confronti dell’aggressività israeliana espressa anche da una parte importante dell’ebraismo.

In Italia, mentre il complice governo italiano balbetta, la forte mobilitazione di questi giorni contro l’aggressività israeliana mostra una decisa inversione di tendenza rispetto al passato recente; coraggiose e significative le iniziative di boicottaggio delle forniture militari ad Israele attuate dai lavoratori portuali in alcuni dei nostri scali.
Da parte nostra rimandiamo al mittente le trite accuse di anti-semitismo, che abbiamo sempre condannato senza mezzi termini e che anche in Italia sta solo dalla parte delle destre fasciste e razziste, anche se di questi tempi ben accolte dai sionisti.

  • Insieme al cessate il fuoco, non smetteremo di chiedere il ritiro dai territori occupati, il blocco immediato degli espropri e della demolizioni di case palestinesi, il blocco degli insediamenti dei coloni, la fine della pulizia etnica.
  • Si deve boicottare il regime d’apartheid israeliano, interrompere ogni accordo militare con lo Stato d’Israele, applicare le risoluzioni ONU.
  • Siamo per il diritto all’autodeterminazione, per il pieno riconoscimento dei diritti dei palestinesi, senza il quale non è possibile alcuna pace in Medio-Oriente. (Rifondazione Bergamo, 20.05.21)