VIVA IL 1° MAGGIO, festa delle lavoratrici e dei lavoratori

1° MAGGIO 2021, BERGAMO. APPUNTAMENTO IN PIAZZA VITTORIO VENETO DALLE ORE 9.30 A MEZZOGIORNO

La pandemia in atto ha rivelato i drammatici effetti di un modello economico e sociale fondato sul primato dell’impresa privata e del profitto. Le politiche neoliberiste e l’austerità sono state gli strumenti attraverso cui in Italia il capitalismo ha puntato a una redistribuzione della ricchezza a vantaggio dei profitti e delle rendite, riducendo il salario diretto (usando la precarietà e il ricatto occupazionale) e quello indiretto e differito (mediante il pesante ridimensionamento del ruolo del welfare). Si è cercato di privatizzare tutto il possibile (recentemente anche l’acqua), trasformando i bisogni in merci e riducendo il ruolo pubblico all’intervento compassionevole verso le povertà e le marginalità, a vantaggio di un capitalismo in crisi di valorizzazione, portando le diseguaglianze sociali a estremi mai visti dal dopoguerra.

Il governo di (quasi) unità nazionale che sta gestendo l’attuale fase politica caratterizzata dalla perdurante pandemia ha infine varato il Recovery Plan il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. E’ un tentativo smaccato di proseguire sulla strada già presa. Un “piano” che, nonostante le chiacchiere sulla finzione ecologica (su cui si avviano percorsi vaghi e dall’esito incerto), consegnerà una valanga di miliardi ai soliti noti, con persino la beffa di ben 17 miliardi destinati alla spesa per armamenti. Un piano che, in un paese che frana a ogni temporale, pone al centro degli investimenti le grandi opere a iniziare dalla TAV. Emblematico che le risorse per la sanità siano largamente insufficienti a colmare i danni causati dai tagli.

Inoltre per i lavoratori si prevede il ripristino dell’età pensionistica, tranne per i lavori usuranti, a 67 anni, che per chi non ha 20 anni di contributi o non ha raggiunto il montante contributivo previsto diventano indefinitamente di più. La drammatica crisi occupazionale del nostro paese richiederebbe misure urgenti tra cui il pensionamento a 60 anni o con 40 anni di contributi; invece si persiste in una scelta che colpisce duramente sia chi lavora da una vita sia chi il lavoro non lo trova. Ricordiamo che in Francia i sindacati sostenuti dalla sinistra radicale hanno bloccato la riforma delle pensioni di Macron e si va ancora in pensione col retributivo. La vera riforma da fare è l’abrogazione definitiva della legge Fornero. Bisogna assumere i giovani non tenere in ostaggio chi lavora fino a 67 anni.

La pandemia ha fatto toccare con mano, a partire dal diritto alla salute ella pensione, l’importanza di tutele che solo il pubblico può garantire per la vita delle persone, a fronte del fallimento del mercato capitalistico. Si sono aperte oggi nuove contraddizioni che aprono a nuove possibilità alla lotta per un modello sociale alternativo, in cui il pubblico torni ad essere centrale. Con la pandemia e il ricorso generalizzato all’intervento dello Stato per salvare le attività economiche, arriva al capolinea la narrazione neoliberista sulla capacità di autoregolamentazione del mercato, sul primato dell’impresa e dei profitti. Nel caso particolare dell’Italia è esattamente l’aver ridotto lo Stato al ruolo di erogatore di fondi alle imprese, lasciando al mercato le scelte sul loro utilizzo, una delle principali cause del disastro economico e industriale, e anche sanitario, in cui è stato precipitato il Paese.

Ma oggi i vecchi e nuovi (di destra e di “sinistra”) sostenitori del modello economico liberista che ci ha portati all’attuale disastro – con il sostegno degli oligarchi che ne hanno tratto i più ampi benefici – uniti in un unico governo, si apprestano attorno a Draghi a riconfermare esattamente l’orizzonte liberista che ci ha portato in questa situazione. Sono le volpi che si propongono come guardiane del pollaio

Secondo noi comunisti invece le risorse del Recovery Plan vanno utilizzate per avviare un altro modello economico e sociale, centrato sul contrasto alle disuguaglianze, a cominciare da quelle territoriali, per ripristinare i diritti sociali negati e garantire a tutti e tutte l’accesso a lavoro, salute, casa, scuola, fruizione artistica e culturale, formazione e informazione, mobilità, tutela dell’ambiente, del paesaggio e dei beni comuni.

Per questo siamo ancora qui in piazza a festeggiare un altro Primo Maggio di lotta e di riscatto.

Bergamo, 30 aprile 2021 – Rifondazione Comunista

VOLANTINO