Riassunto delle tesi approvate per l’ XI Congresso del PRC

LE RADICI E LE ALI – Praticare l’opposizione, costruire l’alternativa

A cura di Paolo Ferrero

Care compagne e compagni,

il prossimo congresso sarà straordinario, non solo perché si tiene in una “finestra” lasciata aperta dalla sindemia del COVID, a 4 anni dall’ultimo congresso, e dovrà aprire la discussione sul ruolo e sulle ragioni di fondo di Rifondazione Comunista, ma anche per altri due motivi.

In primo luogo il Comitato Politico Nazionale propone che il congresso sia unitario ed a tal fine si svolgerà su un solo documento. Questa scelta collettiva, di tutto il gruppo dirigente, nata anche a partire della nostra estrema debolezza, si fonda sulla necessità di fare del Congresso un momento di rilancio del partito e non di ulteriore divisione. Consapevoli che permangono, com’è normale che sia, diverse posizioni politiche al nostro interno, il gruppo dirigente nazionale propone quindi di valorizzare il tratto unitario al fine di poter rilanciare il partito e fluidificare la dialettica interna anche attraverso una azione di allargamento e rinnovamento del partito e dei suoi gruppi dirigenti.

Il secondo luogo la scelta delle compagne del Comitato Politico nazionale, di aprire nel Congresso un percorso di costruzione collettiva di una tesi sulla rifondazione femminista. Una tesi che sia a tutti gli effetti una “tesi eccedente”, costruita nel dialogo e nel coinvolgimento di tutte le compagne, al fine di produrre una soggettività più forte e diffusa.

1) Catastrofi del capitalismo reale

– Il capitalismo oggi ha un carattere distruttivo sia sul piano ambientale che sociale e produce una sempre maggiore polarizzazione sociale. Questo carattere distruttivo, di cui il COVID è l’emblema, si è riscontrato anche nella lotta alla pandemia, con il vergognoso spettacolo posto in essere dagli stati occidentali e dalle multinazionali del farmaco: privatizzazione dei profitti e socializzazione dei costi della ricerca, accaparramento dei vaccini.

– Contro questo capitalismo occorre costruire un movimento mondiale antiliberista ed anticapitalista, occorre costruire una alternativa di sistema che abbia al centro la salvaguardia del pianeta, la redistribuzione delle ricchezze, la riduzione e la redistribuzione dell’orario di lavoro, la programmazione e la pianificazione democratica.

– Contro questo capitalismo dei disastri proponiamo l’eco socialismo.

2) La fase internazionale

Il vecchio non muore e il nuovo stenta a nascere. (Gramsci)

– Dall’ ultimo congresso è cambiato molto il quadro internazionale, con la crisi della globalizzazione neoliberista, della sua narrazione ideologica e la sindemia del COVID.

– Vi è uno scontro aperto da parte degli USA contro la Cina e la Russia che vengono considerate minacce strategiche sul piano economico e militare. Gli Usa e la NATO sono quindi oggi i principali artefici di una logica guerrafondaia in uno scontro geopolitico completamente diverso da quello degli anni ‘50 a partire dal fatto che non esiste un campo socialista.

– In questa crisi della globalizzazione il rischio concreto è che la guerra a pezzi (Bergoglio) che stiamo vivendo, diventi una guerra organica.

Uno stato di eccezione su scala planetaria.

– Nella crisi della globalizzazione assistiamo ad un generale divorzio tra sviluppo capitalistico e democrazia, con l’estendersi di governance a-democratiche (pensiamo solo all’Unione Europea). In questo intreccio tra riduzione della democrazia reale e insicurezza sociale, risorgono fenomeni fascistoidi di estrema destra.

– Siamo dentro la transizione verso un nuovo ordine mondiale caratterizzato da un cesarismo – populismo tecnocratico, da maggiori diseguaglianze, maggiore concentrazione di capitali, trattati internazionali che sostituiscono la lex mercatoria al diritto, privatizzazioni, deregolamentazione dei diritti del lavoro e della protezione dell’ambiente.

Corsa agli armamenti

– L’80% degli armamenti a livello mondiale è prodotto e commercializzato dai paesi occidentali e all’interno di questo mercato l’Italia svolge un ruolo importante.

_ Oltre al ruolo aggressivo nei confronti di Cina e Russia, questa corsa agli armamenti – che costituisce tra l’altro un grande fattore di inquinamento – è finalizzata alla gestione occidentale degli effetti della crisi climatica. Il rapporto NATO 2030 prevede che sarà necessario difendersi militarmente dai “rifugiati climatici”.

Il socialismo del XXI Secolo

– Sosteniamo la prospettiva del Socialismo del XXI secolo, vogliamo rilanciare fortemente il nostro impegno internazionalista a fianco del popolo cubano, palestinese, Venezuelano, Sarawi e ci battiamo contro l’esercito europeo.

3) Europa

– L’Unione Europea è frutto di una costruzione ordoliberista e non ha nulla a che vedere con i principi spinelliani del manifesto di Ventotene. La distruzione del welfare attuata in seguito alla crisi del 2008 ha rappresentato l’apice di questa impostazione.

– La crisi della globalizzazione e il COVID hanno spinto le classi dominanti europee ad un cambio di rotta che si caratterizza da una parte per la sospensione delle regole più strettamente legate all’austerità e per un forte aumento della spesa pubblica finalizzato alla decisa ristrutturazione dell’apparato industriale – in direzione green e della digitalizzazione – e dall’altra l’ulteriore privatizzazione e liberalizzazione del welfare e del settore dei servizi in generale.

– In questo contesto contraddittorio in cui le classi dominanti accantonano le politiche di austerità, è necessario cogliere l’occasione per costruire una lotta di massa contro le politiche dell’Unione Europea per uscire dalle politiche neoliberiste e rompere la gabbia dei trattati e costruire una alternativa a livello europeo.

– I nostri obiettivi principali sono:

* L’utilizzo della BCE come prestatrice di ultima istanza per gli stati e per abbattere i debiti pubblici.

* La riconversione ambientale e sociale dell’economia fatta dal pubblico e superando la logica del mercato, la riduzione generalizzata dell’orario di lavoro e la redistribuzione del lavoro produttivo e riproduttivo, l’aumento dei salari e lo sviluppo del welfare a livello europeo.

– Nel valutare molto positivamente la campagna “Right to cure” sui vaccini, riteniamo necessario potenziare il ruolo del Partito della Sinistra Europea e del gruppo parlamentare “left”, rendendoli più efficace nella costruzione di una comune lotta politica e sociale a livello continentale.

4) Costruire l’alternativa al governo Draghi

– L’unità nazionale non è un incidente di percorso ma il coronamento del bipolarismo tra simili che caratterizza la situazione attuale e la rende simile all’800 in cui vi erano una destra e una sinistra borghesi, del tutto estranee e contrapposte alle masse popolari.

– L’alternativa al governo Draghi va oggi costruita nella società, facendo leva sugli elementi di resistenza e controtendenza che vi sono nella società, al fine di costruire una opposizione che sia in grado di prospettare l’alternativa.

5) Siamo Partigiane/i della Costituzione nata dalla Resistenza.

– Lottiamo per una alternativa di sistema e quindi per il diritto diseguale che garantisca le diversità e la democrazia sostanziale.

– Il neoliberismo ha dato vita ad un populismo penale e tecnocratico che alimenta la destra nazionalista.

– Noi pensiamo che la libertà sia legata all’esercizio del conflitto sociale e ci opponiamo ad ogni restringimento degli spazi di democrazia che caratterizzano il taglio dei parlamentari ed in generali dei rappresentanti e il presidenzialismo.

– I nostri obiettivi sono un sistema elettorale proporzionale, il ripristino della Costituzione del 1948 e la sua attuazione, compreso l’articolo 49 con una riforma democratica dei partiti, l’abrogazione delle leggi incostituzionali (Bossi/Fini, Minniti/Orlando, Salvini), lo sviluppo del diritto d’asilo e della cittadinanza e affermiamo che ogni contraddizione tra la Costituzione e i trattati europei deve essere risolta salvaguardando i diritti costituzionali.

6) Neoliberismo, repressione, garantismo, antiproibizionismo.

– Gli USA come l’Unione Europea sono caratterizzate da un passaggio dallo stato sociale allo stato penale, con un pericoloso scivolamento anche dell’Italia verso il crinale dello stato autoritario. Il carcere diventa un luogo di segregazione sociale.

– I nostri obiettivi sono l’amnistia per i reati sociali, il superamento del proibizionismo – che favorisce unicamente le mafie – con la depenalizzazione e legalizzazioni dell’uso delle droghe.

7) Antimafia sociale

– La mafia è l’autobiografia della nazione. Interna al meccanismo di accumulazione capitalistico con la borghesia mafiosa, interna allo Stato, dove si esercita il sovversivismo delle classi dirigenti.

– La lotta alla mafia è quindi una priorità e questa deve avvenire in primo luogo con la costruzione di una antimafia sociale in cui l’esercizio conflittuale dei diritti rompa con la pratica del favore e del ricatto in cui la mafia cresce.

– Per questo nel ricordare la figura di Peppino Impastato come emblema di questa antimafia sociale, riproponiamo con forza la necessità della confisca dei beni alla mafia ed un loro utilizzo sociale.

8) Per un blocco sociale antiliberista (TESI CENTRALE PER INDIRIZZO POLITICO)

– L’Italia è un paese ricco, saccheggiato dalle classi dominanti, in cui le differenze sociali sono in continuo aumento: il 5% più ricco della popolazione ha il 40% della ricchezza mentre il 60% più povero della popolazione ha poco di più del 10%. In questo quadro le donne, i migranti e il Mezzogiorno sono i soggetti maggiormente penalizzati.

– Il peggioramento delle condizioni sociali degli strati proletari non ha aumentato il conflitto sociale ma anzi la passivizzazione e il senso di impotenza sociale.

Non basta quindi una azione di propaganda o di denuncia. E’ necessario individuare i percorsi concreti, in cui i soggetti che subiscono sfruttamento e spoliazione possano trovare la strada attraverso cui riconoscere l’ingiustizia che subiscono, acquisire una coscienza di classe, costruire mutualismo e conflitto sociale.

Elementi che contribuiscono alla frantumazione della classe.

– La distruzione dei diritti e l’incertezza sociale hanno determinato un senso di solitudine e di impotenza e la crescita di una mentalità mafiosa legata al favore.

– L’ideologia dominante della scarsità ha favorito lo scatenarsi della guerra tra i poveri.

– Il sistema informativo e culturale, in larghissima parte in mano alle classi dominanti, ha svolto una azione potente nella propagazione dell’anticomunismo, nella diffusione dell’ideologia del TINA (non c’è nulla da fare), nella colpevolizzazione della povertà e della condizione di sfruttato, nella colonizzazione del linguaggio, cancellando le parole che esprimono le contraddizioni di classe .

La costruzione di un blocco sociale per l’alternativa deve quindi muoversi a più livelli:

La nostra iniziativa a) Sociale, b) Culturale, c) Politica.

Sociale. Dobbiamo adoperarci per costruire conflitto e solidarietà, finalizzata al salario, alla redistribuzione del lavoro produttivo e riproduttivo, allo sviluppo del welfare, al rovesciamento del sistema fiscale, contro la devastazione ambientale.

Culturale. Occorre rovesciare l’ideologia dominante. Non c’è nessuna scarsità economica: la ricchezza c’è e deve essere redistribuita, così come l’aumento esponenziale della produttività pretende una riduzione dell’orario di lavoro. L’unica cosa scarsa è la natura che deve essere salvaguardata. La strada per cambiare le cose è il conflitto di classe, del basso contro l’alto, al fine di superare la guerra tra i poveri e di avere la forza per cambiare le cose.

Politica. Dobbiamo aggregare le forze per costruire un polo politico popolare antiliberista. Per questo siamo impegnati alla costruzione del dialogo tra soggetti, movimenti, organizzazioni. L’unità degli sfruttati sul piano sociale, culturale e politico è il nostro obiettivo di fase.

9) La nostra alternativa per un programma di fase.

Di fronte al carattere distruttivo del capitalismo è necessario costruire una alternativa.che metta al centro la soddisfazione dei bisogni fondamentali dell’umanità e non il profitto: i soldi ci sono e devono essere utilizzati per il bene comune!

a) Pubblico. L’alternativa può essere costruita solo a partire dalla centralità dell’intervento pubblico, con il rilancio della Repubblica: banche, piani di settore, riconversione ambientale, ricerca, istruzione, sanità, diritto all’abitare, lotta alla povertà, acqua.

b) Lavoro. La trasformazione del lavoro – produttivo e riproduttivo, entrambi svalorizzati, alienati e sfruttati – è al centro della costruzione dell’alternativa.

Ci battiamo quindi per la riduzione dell’orario di lavoro e del tempo per andare in pensione, per il superamento della precarietà, i diritti del lavoro, la lotta alla sperequazione economica tra aree forti e marginali e nel mondo del lavoro.

c) La lettura intersezionale di condizioni di discriminazione e marginalizzazione in nuove forme di oppressione culturale e sociale verso donne, omosessuali, trans, migranti, richiede politiche che non si limitino a contrastare questi fenomeni separatamente, ma puntino a riconnetterne i legami, per la trasformazione di una condizione complessiva. Anche per questo è necessario un partito che sia “sociale”, in grado di ricostruire senso comune, capace di aiutare a ritrovare identità nell’individuazione del nemico comune tra soggetti divisi e spesso in competizione tra loro. Per questo è necessario intrecciare la lotta sociale con quella sui diritti, costruire una nuova confederalità sociale, valorizzare le vertente territoriali a partire dalla lotta NO TAV.

d) Il governo Draghi impersona e sottolinea al massimo livello l’appiattimento culturale attuato dal pensiero unico, favorendo un senso comune che assolutizza l’impossibilità di modificare lo stato di cose presente. Dobbiamo rovesciare questa situazione rivendicando che la cultura è un diritto, un “servizio essenziale” che la Repubblica deve garantire per il “pieno sviluppo della persona umana”. L’intervento dello Stato nella cultura può garantire la possibilità di “tanti immaginari”, sottraendoli alla logica del profitto: serve una profonda e radicale riforma del servizio pubblico radiotelevisivo, che riporti la più grande azienda pubblica produttrice di senso fuori dal controllo del governo.

10) Nuovo pubblico per un’altra società.

I danni prodotti del neoliberismo attraverso le privatizzazioni sono stati enormi, con la svendita e la distruzione di interi settori produttivi. Questi danni sono stati resi evidenti, in particolare nel settore sanitario, dall’incapacità ad affrontare il COVID. Questa situazione è destinata ad aggravarsi con l’autonomia differenziata.

Occorre quindi rilanciare il settore pubblico ma serve un pubblico profondamente rinnovato, depurato dalle degenerazioni prodotte da clientelismi e corruzione nelle assunzioni, nella gestione del personale e nelle gare d’appalto. Un pubblico finalizzato a dare risposte ai bisogni sociali e produttivi della collettività fondato sul controllo popolare e sull’autogestione dei lavoratori e delle lavoratrici. Un pubblico garante di diritti sociali esigibili, che gestisca la riconversione ambientale e sociale dell’economia e venga percepito dai cittadini come proprio, come un proprio bene comune.

In questo quadro occorre recuperare e rilanciare tutte le conquiste e le trasformazioni positive che il welfare ha subito a partire dalle lotte degli anni ‘70: organi collegiali, medicina territoriale, consultori autogestiti, sviluppo della ricerca, bilanci partecipativi.

11) La classe conta. Dalla parte delle lavoratrici e dei lavoratori.

– Le politiche neoliberiste hanno rappresentato un attacco forsennato da parte delle classi dominanti contro le classi lavoratrici. Con l’ideologia dell’assenza di alternative (T.I.N.A.), hanno terrorizzato i lavoratori e generato un profondo senso di impotenza.

– Il padronato italiano ha scelto una via “bassa” alla competitività, fondata sulla compressione salariale, sulla precarietà, sull’aumento dello sfruttamento del lavoro in particolare di giovani, donne e migranti. L’innovazione tecnologica ed organizzativa si caratterizza come la punta di lancia dell’offensiva contro la dignità del lavoro, basti pensare al capitalismo delle piattaforme alla digitalizzazione o allo smart working, dove è da conquistare lo stesso diritto alla sconnessione.

Serve una stagione di lotte per riunificare il complesso della classe lavoratrice attorno agli obiettivi dell’occupazione, della riduzione d’orario, del salario, del reddito di base, della lotta alla precarietà, per il diritto alla pensione a 60 anni di età o 40 anni di anzianità, per il ripristino dell’articolo 18.

– Il primo compito dei comunisti è di stare dentro ed animare tutti i conflitti sociali. Così come è prioritario l’intervento nei sindacati, battendosi per la democratizzazione delle grandi confederazioni e per l’unità dei sindacati di base.

– Non scegliamo questo o quel sindacato ma siamo là dove sono le lotte, lavorando per l’unità del movimento operaio. Lo facciamo nel pieno rispetto dell’autonomia del sindacato e rivendicando la piena legittimità del partito di intervenire su ogni aspetto della vita lavorativa. Anche per questo vogliamo rilanciare l’attività di inchiesta operaia, di costruzione di circoli sui luoghi di lavoro e vogliamo dar vita al coordinamento di tutte e tutti coloro che sono iscritti ai sindacati.

12) Contro la finzione ecologica

La crisi climatica è la dimostrazione della violenza e dell’insostenibilità dell’economia capitalistica. Grazie ai Fridays For Future e alle evidenze scientifiche, la transizione ecologica è divenuta centrale. Quella del governo Draghi è una finzione al servizio dei gruppi economici dominanti. Il PNRR ne è la dimostrazione concreta. La transizione ecologica a livello nazionale, europeo e mondiale, si configura come la necessità di prendere altro tempo, mentre il processo da percorrere deve assegnare obiettivi e tempistiche inderogabili, mettendo in discussione il tradizionale modello di sviluppo: estrazione-produzione-consumo-scarto.

Anche sui danni ambientali si possono misurare le disuguaglianze, il 10% più ricco del pianeta è stato responsabile di oltre la metà delle emissioni di CO2 in atmosfera mentre l’1% più ricco è stato responsabile del15%.

Occorre invertire radicalmente la tendenza sul consumo di suolo, sulla produzione di rifiuti, sulla produzione di carne da allevamento, sulla privatizzazione dell’acqua (oggi addirittura quotata in borsa), sul trasporto automobilistico privato, sul consumo di combustibili fossili, in generale sullo sfruttamento delle risorse naturali.

Un Green New Deal si deve fondare sulla pianificazione democratica delle risposte alla crisi ecologica come a quella sociale. Per la trasformazione dei modi di vita e di consumo va coniugata la riconversione ecologica con la lotta alle disuguaglianze e la risposta ai bisogni sociali.

E’ necessario recuperare l’eredità dell’urbanistica e della medicina democratica, che hanno concretamente sviluppato in Italia il nesso tra lotte sociali e critica anticapitalista.

13) Mezzogiorno.

La questione meridionale affonda le sue radici nelle modalità in cui è avvenuta l’unità d’Italia. Le lotte del Sud, hanno contribuito alla formazione e alla difesa della democrazia nel Paese, ma la mancata connessione con le lotte operaie del Nord ne ha determinato la sconfitta.

Il venir meno della tensione trasformatrice del Sud ha generato una crisi di democrazia in cui si sono annidati richiami clientelari speculativi, lo sviluppo assistito, la corruzione nella gestione della cosa pubblica, l’antistato come risposta al disagio ed in generale una caduta di civiltà politica sociale ed economica.

In questo quadro il biocidio prodotto dall’uso del territorio meridionale come discarica delle industrie del nord, ha evidenziato in tutta la sua forza il conflitto tra salute ed ambiente inquinato. Il conflitto tra capitale e vita ha generato nuove forme di resistenza che rifiutano il liberismo disumano, fondato sui vincoli economici e sugli strangolamenti delle popolazioni locali e dell’area euro-mediterranea. In questo Sud, che è composto da molti Sud, importante è stata la costruzione del laboratorio SUD, per capire il territorio e porre le basi di un progetto di trasformazione.

Il Sud ha una spesa pubblica significativamente più bassa del Nord e verrà ulteriormente penalizzato dall’autonomia differenziata.

Da questa situazione non si esce con qualche aggiustamento marginale ma con un surplus di radicalità. Proprio per questo il Sud può essere un laboratorio di un diverso modello di sviluppo e della crescita di un welfare legato ai bisogni del territorio.

14) Enti locali e lotta per i diritti delle cittadine e dei cittadini.

L’austerity ha colpito drammaticamente gli Enti Locali ed ha avuto dopo il 2008 effetti devastanti. A questa si sono aggiunte le riforme istituzionali – compresa l’abolizione delle provincie – che hanno tagliato democrazia e servizi. La sospensione del patto di Stabilità è un’occasione di battaglia politica che dobbiamo portare avanti con la Rete delle città in comune.

Il rilancio della democrazia passa per la rivitalizzazione delle assemblee elettive ed anche per la nostra capacità di costruire per le elezioni schieramenti popolari in grado di superare gli sbarramenti delle leggi maggioritarie. Parimenti occorre incalzare le amministrazioni locali costruendo lotte e mutualismo vertenziale a livello territoriale. Anche qui la collaborazione della Rete delle città in comune è fondamentale.

Democrazia e partecipazione.

Le pratiche partecipative poste in essere sull’onda del movimento dei movimenti sono state in larga parte svuotate. Occorre costruirne di nuove a partire dalla pratica vertenziale dei nostri obiettivi principali: reinternalizzazione e ripubblicizzazione dei servizi con produzione di lavoro “buono” da parte dell’Ente Locale, tutela dell’ambiente e programmazione urbanistica, welfare di prossimità, diritto alla casa e requisizioni se necessario, economia circolare, lotta alle discriminazioni e al razzismo, abrogazione del pareggio di Bilancio inserito in Costituzione con la modifica dell’articolo 81.

15) Diritti LGBTQI. Un approccio materialista.

– Il movimento LGBTQI (Lesbiche, Gay, Bisex, Trans, Queer, Intersessuale) è cresciuto molto negli ultimi decenni ed ha ottenuto significativi successi anche se non ancora in tutti i paesi. L’Italia è decisamente arretrata anche per il peso negativo del Vaticano.

Non esiste capitalismo senza patriarcato ed i comunisti debbono valorizzare tutto il potenziale trasformativo presente nel movimento LGBTQI.

Il nostro approccio deve essere intersezionale e materialista e cioè occorre riconoscere l’intreccio tra oppressioni e tra strumenti di liberazione: “Non esistono battaglie monotematiche perché non esistono vite monotematiche”.

Dobbiamo quindi batterci per la libertà e l’autodeterminazione di tutte e tutti perché la coperta non è mai troppo corta.

16) Rifondazione comunista 30 anni dopo.

Nel 2021 cadono i 100 anni dalla nascita del PCI ma anche i 30 anni dalla nascita di Rifondazione Comunista in seguito allo scioglimento del PCI. Il merito di Rifondazione Comunista è stato quello di battersi per 30 anni dalla parte giusta, contro il liberismo, contro il bipolarismo, contro la svendita del patrimonio della sinistra, contro la regressione sociale, culturale e democratica.

-Le ragioni della nostra nascita sono tutt’ora valide anche se siamo pesantemente ridimensionati, veniamo percepiti come un residuo resistente di una storia conclusa e abbiamo scarso ricambio generazionale. Occorre quindi rilanciare con forza le due coordinate fondamentali del nostro progetto originario: la rifondazione e la radicalità.

* Rifondazione significa porre oggi l’attualità del comunismo, la necessità del comunismo di fronte ad un capitalismo che ha esaurito la sua spinta propulsiva e mostra il suo volto distruttivo della natura e delle relazioni sociali.

* Radicalità significa la ricerca della costruzione dell’alternativa di sistema a tutti i livelli e quindi l’alternatività al centro sinistra e alle destre sul piano politico.

17) Formazione e autoformazione

Studiare, studiare, studiare.

18) Per un partito sociale

1. Siamo chiamati, anche a causa della nostra debolezza, ad una trasformazione reale di noi stessi, mettendo al centro il nostro essere un partito sociale. Si tratta di intrecciare compiti diversi: dall’aggregazione del soggetto dell’alternativa al rilancio del Partito della Rifondazione Comunista. Dalla costruzione di una critica di massa al capitalismo e della proposizione del Socialismo del XXI secolo all’aggregazione di blocco sociale antiliberista con la ripresa di una politica di classe nel nostro Paese.

2. Il partito sociale non è una delle articolazioni della Rifondazione Comunista, ma è l’essenza di un partito che voglia essere espressione e organizzazione delle classi subalterne. Costruire pratiche di mutualità solidaristica e cooperativa in risposta ai bisogni popolari intrecciandole con la lotta e la concreta resistenza popolare, negli ambiti del lavoro come su quelli della vita quotidiana.

Questo deve essere sviluppato a vari livelli.

In primo luogo favorendo pratiche di autorganizzazione, solidarietà e mutualismo, in modo da rompere l’isolamento e la solitudine che vivono i proletari. Essere solidali, in alternativa alla guerra tra poveri e al razzismo e al darwinismo sociale a partire dal favorire lo sviluppo di pratiche comunitarie sui territori.

In secondo luogo, si tratta di contribuire a costruire dal basso una vera e propria Confederalità sociale, in cui le lotte, le pratiche vertenziali e di solidarietà sui diversi aspetti della condizione proletaria possano entrare in relazione e rafforzarsi a vicenda costituendo anche elementi di una ritrovata identità popolare. In questo quadro è decisivo il rapporto con l’intellettualità diffusa.

La rottura dell’isolamento individuale, la costruzione di pratiche di solidarietà, mutualismo, di conflitti sociali, la tessitura di una confederalità tra queste diverse pratiche sociali, la costruzione di un linguaggio e di una visione del mondo che motivi l’utilità di questo percorso, è quindi il nostro compito di fase.

– A tal fine, è decisiva la formazione di un nuovo di tipo di militante comunista, capace di agire nel concreto dei movimenti sociali culturali e politici, al fine di unificare i soggetti dell’alternativa e di proporre l’orizzonte complessivo della trasformazione sociale.

– In questa prospettiva occorre rilanciare con forza l’impegno per il radicamento del partito sui luoghi di lavoro, per il rilancio del nostro intervento politico sul lavoro e dell’inchiesta “operaia” (della conoscenza del complesso delle condizioni di vita a e di lavoro degli strati popolari) intesa come pratica quotidiana, come modo di essere del partito.

– Un partito sociale non può che essere un partito rossoverde, un partito di attiviste e attivisti ambientaliste/i che sia capace di prefigurare trasformazioni del modello di sviluppo, promuovere vertenze in difesa dell’ambiente e dei beni comuni, con alternative concrete, che sia punto di riferimento per il popolo inquinato e per una ricostruzione ecologica della società, che lotta per città vivibili e la tutela del paesaggio e degli ecosistemi.

3. Sviluppare questo nostro progetto di partito sociale significa anche uscire da ogni contrapposizione tra sociale e politico. È ovvio che l’agire politico e vertenziale richiede continuamente sbocchi normativi e istituzionali che devono far parte a pieno titolo della nostra azione. La stessa azione sul terreno politico-elettorale acquisterà forza se camminerà sulle gambe del radicamento sociale.

4. L’accentuazione che poniamo sul tema del partito sociale non sminuisce i compiti politici di un partito comunista, anzi. Pone con i piedi per terra il tema dell’aggregazione del blocco sociale dell’alternativa, dei programmi e dei percorsi attraverso cui costruire l’alternativa. Una alternativa sociale, ambientale, democratica in cui i comunisti hanno in primo luogo la funzione di unificazione e di superamento di ogni guerra tra i poveri.

Perché come diceva Marx nel Manifesto del partito comunista, “I comunisti – e le comuniste – si distinguono dai restanti partiti proletari solo perché da un lato, nelle diverse lotte nazionali dei proletari, essi pongono in evidenza e affermano gli interessi comuni di tutto il proletariato, indipendentemente dalla nazionalità; dall’altra perché essi esprimono sempre l’interesse complessivo del movimento nelle diverse fasi in cui si sviluppa la lotta fra proletariato e borghesia. I comunisti – e le comuniste – sono pertanto nella pratica la parte più decisa e più avanzata dei partiti operai di ogni Paese, e dal punto di vista teorico essi sono anticipatamente consapevoli delle condizioni, del corso e dei risultati complessivi del movimento proletario”.

19) La rifondazione femminista sarà scritta dalle compagne nel percorso congressuale. La tesi non ha un testo, ma l’argomento è cruciale, sia perché i movimenti femministi  si sviluppano in modo impetuoso a livello internazionale e scuotono dalle fondamenta l’ordine patriarcale ,sia  il  perché il femminismo  con la critica sempre più articolata del patriarcato e la denuncia dell’intreccio fra patriarcato e capitalismo è centrale per la trasformazione socialista della società. La presentazione della tesi  “Rifondazione femminista, per l’intersezionale comunista”, una “tesi eccedente” firmata da alcune compagne, ha sollecitato e prodotto una riunione di compagne del CPN, un ordine del giorno votato dal CPN e l’accordo su di un  percorso che avrà come  sbocco finale la composizione di un testo unitario che, al Congresso nazionale, colmerà l’attuale spazio bianco. L’elaborazione della  tesi 19 è dunque  nelle mani delle compagne. Ci sarà un indirizzo email di riferimento e la libertà delle compagne di riunirsi e produrre contributi ad ogni livello.

20) La nostra proposta politica.

Praticare l’opposizione, costruire l’alternativa. Il tempo è ora.

Occorre rompere il bipolarismo – che è servito a espellere la sinistra e gli interessi delle classi subalterne dalla rappresentanza istituzionale – e quindi costruire un’alternativa ai poli esistenti. Parimenti dobbiamo operare per la riapertura di un ciclo di lotte sociali e per riportare la sinistra sul terreno della rappresentanza istituzionale. I processi sociali e istituzionali non possono essere contrapposti, sono fortemente intrecciati.

A tal fine occorre aprire una fase di dialogo e ascolto reciproco tra donne e uomini, organizzazioni, partiti, forme associative per costruire coalizione.

Dall’opposizione al governo Draghi dobbiamo riuscire a costruire un movimento sociale e politico per l’alternativa. La crisi del movimento 5 stelle apre un vuoto politico che deve essere colmato con una proposta politica radicale di alternativa.

Dobbiamo quindi costruire una soggettività politica nuova senza sciogliere Rifondazione Comunista. A livello europeo ci collochiamo nello spazio politico del Partito della Sinistra Europea e del gruppo parlamentare europeo di “Left”.

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Indice

(nel link il testo originale)

TESI 1 – Le catastrofi del capitalismo reale

TESI 2 – La fase internazionale

TESI 3 – Europa

TESI 4 – Costruire l’alternativa al governo Draghi

TESI 5 – Siamo partigiane/i della Costituzione nata dalla Resistenza.

TESI 6 – Neoliberismo, repressione, garantismo, antiproibizionismo

TESI 7 – Antimafia sociale

TESI 8 – Per un blocco sociale antiliberista

TESI 9 – La nostra alternativa per un programma di fase

TESI 10 – Nuovo pubblico per un’altra società

TESI 11 – La classe conta

TESI 12 – Contro la finzione ecologica

TESI 13 – Mezzogiorno

TESI 14 – Enti Locali e lotta per i diritti delle cittadine e dei cittadini

TESI 15 – Diritti lgbtqi. Un approccio materialista

TESI 16 – Rifondazione Comunista 30 anni dopo

TESI 17 – Formazione e autoformazione

TESI 18 – Per un partito sociale

TESI 19 – La rifondazione femminista

TESI 20 – La nostra proposta politica

Testo completo delle Tesi (pdf)

Riassunto delle Tesi (pdf)