Homeless-1. Persone senza tetto e diritto alla casa a Bergamo

È di questi giorni la notizia del ricovero in emergenza di un senzatetto all’ospedale di Bergamo a causa delle difficili condizioni climatiche; Il freddo uccide.
Passando la mattina in stazione ci si accorge immediatamente che il fenomeno delle persone prive di una casa a Bergamo è diventato una, inaccettabile, condizione di massa. In un mondo sempre più polarizzato in cui pochi detengono molto e tanti poco. Bergamo ha brillato in questi anni per l’introduzione selvaggia di politiche urbane liberiste che hanno favorito ulteriormente i ceti privilegiati e creato un grande numero di impoveriti e di miserabili.
La vulgata liberista della destra economica dominante dai tempi di Regan e sodali ha dimostrato tutta la sua portata puramente ideologica; la società si è arricchita, ma tra gli altri disastri (economici e ambientali) dentro la società i ricchi sono più ricchi e i poveri sono più poveri. Dopo dieci anni di queste ricette, adottate senza se e senza ma in particolare dalla giunta Gori, i risultati sono visibili: l’ingiustizia sociale domina in questa città più che altrove. Ormai, come ha certificato l’ISTAT, l’8 % dei residenti di Bergamo detiene beni e denaro come il 70% della parte più povera dei residenti.
Si dirà esagerazioni, ma i numeri sono chiari. A Bergamo, nel 2023 in cui ci si crogiolava e spendeva e spandeva per gli eventi scintillanti della capitale della cultura, sono morte per strada 9 persone senzatetto. Diventando dopo Roma (44 morti) e Milano (22) la terza città in Italia per numero di decessi di senzatetto. Solo che Roma e Milano hanno milioni di abitanti, Bergamo 120.000.
Il problema è che dentro questo nuovo assetto di città voluto da Gori aumentano i marginali, i cittadini che non hanno nemmeno una casa e molti sono a rischio avendo redditi al limite del ridicolo e subendo i devastanti effetti sul mercato degli affitti dei BeB.
E in presenza di questa situazione drammatica quante case popolari sono state realizzate in più negli ultimi 15 anni? Nessuna. Anzi la giunta Tentorio (di cui era assessore l’attuale candidato sindaco del centrodestra), cioè la destra politica della città, ha adirittura diminuito lo stok disponibile ponendo in vendita parte degli alloggi pubblici, privatizzandoli dicevano, creando tra l’altro quell’assurdo amministrativo che sono i condomini misti.
E ora entrambe le destre (quella politica e quella economica di Gori) discutono, come anche è avvenuto nel recente simposio voluto da Gori in cui erano relatori tutti eccetto che i sindacati degli inquilini, di quel vero imbroglio sociale che è il Social Housing per cedere a fondazioni bancarie e amici anche la gestione del residuo patrimonio edilizio pubblico. Per creare per chi ha denaro da investire altro profitto anche dai sassi.
E infatti se osserviamo l’attenzione reale al tema delle politiche attuate dagli enti preposti, comune e Aler, scopriamo che a Bergamo ci sono 500 alloggi Aler non assegnabili in quanto non riattati, e più di 200 del comune di Bergamo. Una città con case senza gente e gente senza case.
E qui mentre si sono spesi milioni di euro in spettacolini e iniziative per la capitale della cultura si arriva a sostenere che non ci sono le risorse per intervenire e si lasciano marcire centinaia di alloggi realizzati con i soldi dei lavoratori. Intanto le risorse per inviare armi ed esercito, anche in barba alla costituzione, a destra e a manca si trovano sempre. Ma che non ci sono risorse non è vero nemmeno sul piano amministrativo locale. I soldi per dare una casa ai senzatetto non ci sarebbero, ma poche decine di metri da dove dormono centinaia di senza casa si vara una recinzione del piazzale degli alpini, in nome del decoro e della sicurezza, che costerà ai cittadini 800.000 euro. Con quei soldi li quante case avrebbe riattato il comune di Bergamo? Diciamola tutta è una questione di priorità, che svela l’anima conservatrice e intrisa di arroganza di questa amministrazione che si proclama di sinistra ma che rappresenta solo gli interessi della destra economica.
L’ultimo esempio è il bilancio di previsione che Gori lascia in eredità al futuro sindaco. Il bilancio viene dichiarato in pareggio. In parte vendendo i gioielli di famiglia (e la famiglia non è quella di Gori, ma quelle dei bergamaschi), ma soprattutto inserendo a bilancio la vendita dell’ex monastero del Galgario. Ora al di la che vendere uno dei più importanti monumenti storici della città per fare cassa sembra un’ulteriore sciocchezza, ma dentro li è ospitato il più importante dormitorio pubblico in cui trovano rifugio la notte centinaia di persone.
Se uno ha portato Bergamo a essere terza nella graduatoria dei morti senzatetto, dovrebbe spiegare perché vende il più importante dormitorio pubblico. Oppure pensa che non si venderà mai, e all’ora si dica chiaramente che tra gli altri disastri combinati si è pure dissestato il bilancio comunale. Ma se si vende uno dovrebbe dire come intende poi risolvere la questione dei senza casa. O pensa va bene salire ulteriormente salire nella graduatoria dei morti di freddo senzatetto? Potrebbe in effetti non so, affermare che farà un nuovo dormitorio, ma soprattutto dovrebbe dire dove propone di realizzarlo, visto che nel discutendo PGT di questo non c’è traccia. E magari dicendolo a coloro che questo dormitorio se lo troveranno davanti a casa.
Insomma la realtà che uno crea poi gli presenta sempre il conto e chi ha fatto politiche antipopolari non venga qua poi a chiedere il voto al popolo. Il popolo come gli elefanti ci mette un po’ a capire (in effetti come pensa Gori spesso non ha gli strumenti), ma quando poi capisce (perché il popolo al contrario di come lo considera Gori non è scemo) e come gli elefanti non dimentica.

Francesco Macario (Prc-Bergamo)


Borgo di Terzo 25-01-2024

(12.6.23) Bergamo. Assemblea verso il BergamoPride: l’intersezionalità delle disuguaglianze e del conflitto

#Assemblea pubblica#

Lunedi 12 giugno, ore 18.30

bar dei giardini pubblici “Ermanno Olmi” piazzale Malpensata Bergamo

Il governo della destra reazionaria ha fin da subito mostrato la sua ferocia classista ed antipopolare. Fanno pagare alle classi popolari una assurda guerra che in maggioranza non vogliono, marginalizzano i poveri, tolgono tutele al lavoro, aggravano una crisi climatica che inizia a far sentire tutto il suo potenziale distruttivo. In tutto ciò, le destre non perdono occasione per attaccare i diritti delle donne e delle persone LGBTQ+, che lottano contro un sistema che vorrebbe reprimere la sessualità e l’identità di genere entro i confini biologisti della cosiddetta famiglia naturale.

A sinistra esiste la spiacevole tendenza a leggere quest’operazione sessista come un’arma di distrazione dai veri problemi economici, o come un’ossessione identitaria delle destre che non intaccherebbe il nucleo fondamentale del conflitto tra capitale e lavoro. Questo è un errore: la destra fa bene ad essere spaventata dal conflitto di genere, e dovrebbe esserlo anche la borghesia. L’oppressione delle donne e delle persone LGBTQ+ è un pilastro centrale dello sfruttamento capitalista, e la liberazione della sessualità dagli schemi eterocispatriarcali è un elemento essenziale per motivare e mobilitare la lotta di classe dei subalterni verso la rivoluzione sociale.

Con Diletta Bellotti, attivista e scrittrice, parleremo di come riuscire a superare le letture schematiche e binarie del conflitto sociale, e di come solo l’unità intersezionale delle lotte può consentirci di rilanciare una piattaforma politica progressista radicale.

no

Il governo della destra reazionaria ha fin da subito mostrato la sua ferocia classista ed antipopolare. Fanno pagare alle classi popolari una assurda guerra che in maggioranza non vogliono, marginalizzano i poveri, tolgono tutele al lavoro, aggravano una crisi climatica che inizia a far sentire tutto il suo potenziale distruttivo. In tutto ciò, le destre non perdono occasione per attaccare i diritti delle donne e delle persone LGBTQ+, che lottano contro un sistema che vorrebbe reprimere la sessualità e l’identità di genere entro i confini biologisti della cosiddetta famiglia naturale.

A sinistra esiste la spiacevole tendenza a leggere quest’operazione sessista come un’arma di distrazione dai veri problemi economici, o come un’ossessione identitaria delle destre che non intaccherebbe il nucleo fondamentale del conflitto tra capitale e lavoro. Questo è un errore: la destra fa bene ad essere spaventata dal conflitto di genere, e dovrebbe esserlo anche la borghesia. L’oppressione delle donne e delle persone LGBTQ+ è un pilastro centrale dello sfruttamento capitalista, e la liberazione della sessualità dagli schemi eterocispatriarcali è un elemento essenziale per motivare e mobilitare la lotta di classe dei subalterni verso la rivoluzione sociale.

Con Diletta Bellotti, attivista e scrittrice, parleremo di come riuscire a superare le letture schematiche e binarie del conflitto sociale, e di come solo l’unità intersezionale delle lotte può consentirci di rilanciare una piattaforma politica progressista radicale.

Ri fondazione Comunista Bergamo e provincia- FESTA TESSERAMENTO 21.5.2023

Per prenotare (entro venerdì 19 maggio):

c/o Vittorio Amanni, tel. 3477969101Lorenzo Zimei, tel. 3476853729Maurizio Mazzucchetti, tel. 3389759975

(18.05.23) Dalmine (bg). IL COMPAGNO GIOVANNI ALBERGONI CI HA LASCIATO

Apprendiamo la triste notizia della scomparsa del compagno Giovanni Albergoni.

Anni 72, operaio della “Dalmine”, prima nelle acciaierie poi nel laminatoio, per anni è stato delegato sindacale della Fiom/Cgil all’interno del Consiglio di Fabbrica. Impegnato da sempre in attività di volontariato nell’Auser e nell’associazione di accoglienza dei migranti “Il Porto” dove gestiva il magazzino di abiti, giocattoli e libri che distribuiva gratuitamente a persone bisognose.

Uomo convintamente di sinistra, antifascista, antirazzista e militante del movimento pacifista. Iscitto all’Anpi e negli ultimi anni, anche al circolo di Rifondazione Comunista di Dalmine. Giovanni era quella che si dice una bella persona. Anche negli ultimi momenti difficili non ha mai smesso le proprie attività di volontariato e ha sempre fatto sentire la propria vicinanza alle lotte sociali e politiche.

Sorridente e disponibile con tutti, Giovanni esprimeva le proprie opinioni con franchezza e ironia ma anche con profondo rispetto delle persone.
Ciao compagno Giovanni, che la terra ti sia lieve.
Un forte abbraccio alla moglie e ai familiari tutti.

La camera ardente è allestita presso l’abitazione in Via Pinosa n. 7 a Dalmine.
I funerali in forna civile si terranno sabato 20 maggio alle ore 14,00 presso la propria casa.

Renè Daminelli e Marco Sironi per i compagni e le compagne del circolo di Dalmine e della federazione provinciale di Rifondazione Comunista

LA MALA ECCELLENZA LOMBARDA

La sanità italiana era tra le migliori ma adesso è in crisi per colpa della politica che ha inserito il profitto. Gli ospedali sono diventati delle aziende. Oggi il medico viene rimborsato a prestazione, che è una follia razionale, scientifica ed etica. Si mette il medico in condizioni di dover fare o di ambire a fare più prestazioni perché così si guadagna e quindi si inventano nuove malattie e cure, oppure si fanno interventi chirurgici inutili”. (GINO STRADA)

La Lombardia è la regione che più di tutte ha privatizzato la sanità

L’indebolimento degli investimenti nel pubblico sta portando a disservizi e a disagi crescenti: mancano medici, in sofferenza i servizi di prevenzione, code e ritardi spaventosi per i malati, persone che rinunciano alle cure perché non ne hanno i mezzi.

I tre principali schieramenti che si sono contesi la guida della Lombardia nelle elezioni regionali non intendono discostarsi da questo quadro particolarmente desolante, che in Lombardia è l’esito di un processo che perdura da decenni e che l’ultima legge regionale (2021) ha perfino peggiorato.

Il centro-destra intende gestire la sanità Lombarda secondo i medesimi indirizzi che hanno portato alla tremenda catastrofe del Covid, di cui si è autoassolto

Moratti, con la sua lista sostenuta dal centro confindustriale di Calenda e Renzi, ha inaugurato nuove strutture realizzate con i fondi del Pnrr senza prevedere assunzioni pubbliche di medici e infermieri: privatizzare è la sua mission (Confindustria privatizzerebbe anche l’aria, se fosse possibile)

Il centrosinistra, silente nella crisi Covid e impegnato con la destra ad impedire la Commissione Parlamentare d’ inchiesta, ha scelto di garantire gli interessi della sanità privata candidando una figura di primo piano di un grande gruppo della sanità privata milanese.

Continua a leggere

LA PRIMA FASE DELL’INCHIESTA COVID IN BERGAMASCA

La magistratura ha concluso la sua inchiesta sulla prima fase della pandemia Covid a Bergamo. I magistrati hanno evidenziato, come noi di Rifondazione e i famigliari delle vittime da tempo denunciamo, la mancata adozione e il mancato aggiornamento dei protocolli già utilizzati nel 2002 e nel 2012 per contrastare prima la Sars e poi la Mers; la mancata applicazione delle fasi 1-2-3 del piano pandemico del 2006 e la scelta di non applicare, nonostante le raccomandazioni dell’Oms, il piano pandemico nazionale antinfluenzale per farne uno nuovo sulla base delle esigenze emergenziali.

Accuse pesanti. Questi interventi forse non avrebbero arginato del tutto il contagio, ma prevedevano misure di contenimento che avrebbero potuto frenarlo: mascherine, percorsi sicuri, tamponi. Così non è stato. È stata invece appurata la contraddittorietà e l’inefficacia delle disposizioni amministrative che sono state contraddittorie ed inefficienti, basta pensare a ciò che è avvenuto nell’ospedale di Alzano Lombardo o nella RSA. Decisioni politiche e amministrative che hanno fatto perdere tempo e ridotto l’incisività nel contrasto alla pandemia. La Pandemia era una novità, ma l’intera classe dirigente del paese si è dimostrata complessivamente inadeguata a gestire la situazione, anche se ora si nasconde dietro all’eccezionalità dell’evento per assolversi. Tra le disposizioni amministrative citate nell’inchiesta tra le principali criticità riscontrate viene segnalata “l’assenza di un provvedimento volto a vietare i voli indiretti dalla Cina”.

Ora è noto che la Val Seriana è uno dei distretti storici del tessile in Italia con forti rapporti con la Cina. Centinaia di tecnici, ingegneri e manager si muovono continuamente, tra Bergamo e la Cina. Questi viaggiatori hanno avuto, probabilmente, un ruolo fondamentale nel portare in Val Seriana, in Italia e in Europa il contagio. Da gennaio i viaggi diretti tra la Cina e Bergamo erano vietati, ma come noi di Rifondazione abbiamo da subito denunciato, il divieto è stato superato dalle imprese orobiche con il sotterfugio dello scalo indiretto. L’obiettivo era la prosecuzione delle proprie attività eludendo i divieti sanitari. Quindi il virus è arrivato “improvvisamente” per le scelte di chi temeva un calo dei propri affari. Ora perché l’inchiesta non individua chi volava tra la Cina e Bergamo? I biglietti saranno stati pagati (e fatturati) da qualcuno e quindi non pare impossibile accertare i responsabili. Non vanno costoro perseguiti per la strage provocata? Inoltre, come da noi di Rifondazione da subito denunciato, dai documenti dell’inchiesta appare chiaro che si sarebbe potuto attivare misure di contenimento almeno a partire dalla metà del febbraio 2020. Ma invece in quel momento Confindustria dichiarava che a Bergamo non c’era nessun problema e che li si continuava a correre, produrre e fare ovviamente profitti.

Continua a leggere

Dalla sentenza contro i salari incostituzionali, una spinta per la lotta contro il lavoro povero e per il SALARIO MINIMO

Il salario di milioni di lavoratori italiani è da fame e per questo contrario al dettato della Costituzione che all’art. 36 prescrive che “il lavoratore ha diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”.

Lo sapevamo noi e lo sapevano anche i sindacati, gialli ma non solo, che firmano contratti con paghe offensive della dignità delle persone.

Ora lo ha stabilito anche un giudice del lavoro di Milano accogliendo il ricorso di una lavoratrice veneta sostenuta da Adl Cobas e difesa dagli avvocati Giorgia D’Andrea e Giacomo Gianolla.

La sentenza, che  possiamo definire storica, ha condannato l’azienda, una società della vigilanza privata, che applicando un contratto di settore regolarmente sottoscritto pagava uno stipendio mensile di 930 euro mensili lordi, circa 640 netti corrispondenti,  a una paga oraria netta di 3,96 euro.

Tra le motivazioni oltre  all’incostituzionalità l’essere la paga più bassa del reddito di cittadinanza e della cassa integrazione.

Con la sentenza in favore della lavoratrice, il giudice Tullio Perillo, ha condannato l’azienda a pagare un risarcimento di 372 euro lordi in più per ogni mese (oltre 6.700 in totale), ovvero il differenziale tra la paga versata e quella prevista per un servizio di portierato.

La sentenza costituisce  un precedente importantissimo  e apre la strada a tanti ricorsi quanti sono le lavoratrici e i lavoratori costretti a lavorare 8, 10 e perfino 12 ore per salari così bassi da rappresentare uno sfregio per la dignità della persona.

Rappresenta un monito verso tutti quei sindacati gialli che firmano contratti che prevedono paghe di 3, 4, 5 euro all’ora e ancor più per gli altri sindacati che hanno firmato come quello in questione nella causa menzionata.


E’ una spinta per una sinistra degna di questo nome all’impegno per il   rilancio delle lotte sul salario e  per una legge sul salario minimo che finalmente mettano fine al dramma del lavoro povero che in Italia riguarda  un terzo  delle lavoratrici e dei lavoratori italiani.

Bergamo, 11.04.2023

Francesco Macario, segretario Prc/Se Bergamo e provincia

Vittorio Armanni, segreteria Prc/Se Bergamo e provincia

CIAO COMPAGNO GIANINO, AMICO DELLA RIVOLUZIONE PORTOGHESE DEI GAROFANI

Un altro compagno ci ha lasciato. Giovanni Signorelli detto da tutti/e noi con affetto “Gianino”, storico compagno di Seriate. Anni 77, per quasi tutta la vita ha lavorato come fabbro in una azienda artigiana nel settore del maglio del rame a temperature altissime e per questo aveva una sopportazione incredibile del caldo.
Iscritto prima all’organizzazione giovanile (Fgci) del Partito Comunista Italiano e poi al partito stesso. Di impeto ribelle aderisce successivamente a Lotta Continua per tornare poi, una volta conclusasi quell’esperienza politica, al Pci. Dopo la “svolta della Bolognina” si schiera risolutamente per il no allo scioglimento del più grande partito Comunista d’occidente e aderisce a Rifondazione Comunista fin dalla sua nascita nel febbraio del 1991.
Ricordo ancora con profonda malinconia le lunghe prime riunioni a casa mia per costruire, insieme a noi compagni provenienti da Democrazia Proletaria, il circolo di Seriate di Rifondazione Comuista. Circolo che alcuni anni dopo, quando aprimmo la nostra prima sede in via Colombo, dedicammo alla memoria del compagno “Angelo Polini”.

Continua a leggere

Paolo Ferrero: Come combattere il risorgente fascismo

La crescita della destra radicale, razzista e fascista è tornato ad essere, in larga parte del globo, un fenomeno con cui ci dobbiamo misurare quotidianamente. 

In Italia, di fronte a questa ondata nera, a sinistra scatta un riflesso condizionato: il frontismo inteso come la necessità di fare un fronte comune elettorale tra tutte le forze politiche non fasciste al fine di sconfiggere il fascismo nelle urne. Qui di seguito proverò a ragionare attorno al nodo del frontismo declinato come alleanza elettorale: perché è così “naturalmente” ritenuto valido, perché al contrario non è oggi efficace ed infine alcune idee su cosa si può fare al fine di costruire una proposta politica finalizzata alla sconfitta delle destre fascistoidi.

Quando il frontismo ha vinto.

Il frontismo ha un grande appeal per una ragione validissima: nella sua versione più ampia è stato il fronte comune di tutte le forze antifasciste – sia a livello nazionale che mondiale – che ha permesso la sconfitta militare e politica del nazifascismo. Inoltre, con la stagione dei fronti popolari negli anni Trenta e la gloriosa esperienza della repubblica spagnola, l’idea stessa di fronte popolare ha assunto una grande forza evocativa con l’unità di tutto il popolo contro la disumanità dei regimi fascisti e nazisti. Il frontismo ha cioè assunto le caratteristiche di un’idea limite: quella dell’umanità che agisce in quanto tale contro chi l’umanità nega in radice. Il Fronte antifascista, oltre ad essere stato efficace nello sconfiggere i regimi nazifascisti, ha quindi anche alluso ad un nuovo umanesimo per nulla disprezzabile. L’alleanza antifascista non è stata però un fenomeno di lunga durata: non ha sopravanzato di molto la fine della guerra.

Il 5 marzo 1946, col discorso di Fulton (USA) in cui Churchill coniò l’espressione “cortina di ferro”, a tutti gli effetti dette inizio alla guerra fredda e alla nuova fase anticomunista. Il frontismo internazionale durò quindi pochi anni, quelli del conflitto, e lasciò il posto alla guerra fredda e al Maccartismo, alla caccia alle streghe. Il frontismo a livello nazionale, pur con notevoli varianti, non ebbe un esito molto dissimile. Nel maggio 1947 finisce il Terzo governo De Gasperi, e con esso l’unità nazionale espressione del fronte antifascista. La stessa unità della sinistra non durò molto tempo. 

Il frontismo “largo”, quello che ha sconfitto il nazifascismo, è stato un fenomeno di breve durata, legato al carattere eccezionale di una guerra che non lasciava scampo a nessuno, da cui era impossibile sottrarsi. Il CLN, il fronte popolare antifascista, non rappresentano quindi una normalità della vita politica ma piuttosto una eccezionalità legata alla guerra contro l’umanità posta in essere dai nazisti. Per essere più precisi, penso che il frontismo sia stato un fenomeno politico – militare, e non solo politico: ha permesso di sconfiggere il regime nazifascista nella sua essenza di forza bruta, laddove non esisteva alcuna dialettica politica ma solo la possibilità di prevalere o di soccombere. In queste condizioni limite, il frontismo ha positivamente incarnato la via più efficace per sconfiggere la barbarie. Il frontismo è quindi a tutti gli effetti un mito fondatore della nostra civiltà del secondo dopoguerra: nato nella mortale lotta contro il nazifascismo ha incarnato la possibilità di un nuovo umanesimo. Una possibilità presto interrotta perché le forze espressione del capitalismo reale, dopo la parentesi della guerra, hanno rimesso al centro la loro missione fondamentale: lo sfruttamento dell’umanità in un contesto formalmente democratico.

Continua a leggere

MARCELLA CARUBIA

Abbiamo appreso la notizia della tragedia al Diavolo di Tenda dell’alpinista MARCELLA CARUBIA .

MARCELLA era sorella della nostra amica e compagna PATRIZIA che è stata candidata alle ultime elezioni regionali per Unione Popolare.

A lei e alla sua famiglia le più sentite condoglianze da parte del PRC.

Bergamo, 05.04.2023