NOI LA GUERRA NON LA VOGLIAMO E NON LA PAGHIAMO

L’incancrenirsi del conflitto in Ucraina provoca gravi ripercussioni nella vita quotidiana di tutti noi.

Aumento delle bollette, degli alimentari, degli affitti, dei mutui e dei servizi. Una dinamica inflattiva che consuma i risparmi e gli stipendi, i redditi di prima non bastano più. Le stesse aziende e il commercio vacillano sotto i colpi di una situazione economica insostenibile.

Questa guerra voluta dalle classi dirigenti (i ricchi) come al solito la pagheranno i soliti (gli ultimi e i penultimi). Artigiani, commercianti, lavoratori dipendenti e pensionati vedono giorno per giorno peggiorare la qualità della loro vita. Coloro che sostenendo il conflitto, da ambo le parti, hanno generato questa situazione devono risponderne a chi ne subisce le gravi conseguenze economiche e sociali.

Due imperialismi si scontrano per ragioni geopolitiche che attengono agli interessi delle due classi oligarchiche al potere nei due blocchi contrapposti. Ma ciò è in contrasto con gli interessi dei popoli che aspirano alla pace e a una vita dignitosa. Invece oggi il conflitto macina vite umane in Ucraina e macina anche la vita di molti comuni cittadini in Europa e in Italia.

Chi ha sostenuto questo conflitto, in sfregio alla nostra Costituzione (stia oggi in minoranza o in maggioranza), ne deve rispondere al popolo italiano. Chi dall’inizio del conflitto si è schierato con una delle due parti in lotta, al posto di tentare di svolgere un ruolo di mediazione, ha compiuto una scelta sciagurata le cui devastanti conseguenze sociali si stanno per ora solo inizialmente dispiegando. Rammentiamo a tutti che il sindaco della nostra città Giorgio Gori è stato, con l’appoggio del PD, uno dei più solerti sostenitori del fronte interventista occidentale arrivando a indire manifestazioni di massa nella nostra città al fine di legittimarsi.

L’interventismo oggi lascia cadere la maschera. Dentro questo conflitto c’è chi fa lauti guadagni (multinazionali energetiche, speculatori finanziari e venditori di armi) e chi deve tirare la cinghia per arricchirli. È già successo in passato, sta succedendo ora. Chi si è piegato a queste logiche deve risponderne.

Fermiamo la guerra: non un soldo, né un soldato, né un’arma per la guerra
Vogliamo pace, lavoro e una vita dignitosa per tutte e tutti

(20.10.22, Prc/Se Bergamo e provincia)