Frana di Tavernola. Garantire la sicurezza ambientale e l’occupazione non i profitti del Cementificio

di Ezio Locatelli (*)

Solo degli incoscienti, degli irresponsabili possono ipotizzare che il disastro della frana del Monte Saresano debba dare corso alla riapertura dell’attività del Cementificio di Tavernola, dando ad esso la possibilità  di utilizzare il materiale buono della frana. Che è come dire: “più distruggi più guadagni”.

Ma siamo matti?  Bisogna finirla con queste ricette scriteriate che hanno già causato danni a più non posso ad una intera area di alto pregio ambientale, un’area con ben altre potenzialità economiche e occupazionali rispetto a quelle derivanti dalla escavazione di marna da cemento.  Bisogna finirla di mettere soldi pubblici per riparare i disastri causati da un modello obsoleto di economia che ha come elemento centrale il profitto privato.

Di sicuro il monte Saresano e i comuni rivieraschi vanno  messi al riparo dal movimento franoso in atto con tutte le misure necessarie, ma questa sicurezza non può venire da chi ha fatto del  sistematico saccheggio ambientale una ragione di lauto guadagno.

L’azienda risarcisca i danni causati. Il pubblico gestisca in presa diretta tutte le operazioni di messa in sicurezza e di ripristino ambientale garantendo reddito e posti di lavoro a tutti i lavoratori. Infine si accertino tutte le responsabilità connesse all’attuale situazione di pericolo dato che nessuno, come è stato per troppo tempo, può più nascondere la realtà.

La montagna sta venendo giù non per fatto naturale ma per concessioni e escavazioni che non hanno tenuto minimamente in considerazione le ricadute ambientali.   (18.03.2021 – Ezio Locatelli)

           * già promotore del Comitato contro la miniera di Parzanica-Tavernola, ex consigliere regionale e ex deputato