Della “dittatura” russa e della “democrazia” orobica…

Venerdì 18 Putin ha raccolto allo stadio Olimpico Luzhniki di Mosca in un evento patriottico 200.000 russi a sostegno della discutibile “operazione militare speciale”, cioè della guerra in Ucraina.
La stampa occidentale ha parlato di dipendenti statali obbligati a partecipare, di poliziotti e militari, di studenti invogliati a marinare la scuola e a riempire lo stadio per ascoltare la musica dei più famosi artisti russi, ecc,ecc.

Sulla base di queste considerazioni si è parlato di autocrazia, se non di regime.
Venerdi 18 è stata anche, ben più modestamente, celebrata a Bergamo la Giornata nazionale in memoria delle vittime del Covid.
Vari gli eventi previsti con la presenza del presidente della Camera dei Deputati Roberto Fico e delle autorità. Al cimitero di Bergamo, dove è stata deposta una corona di fiori sulle note del silenzio, di fronte alla stele-monumento e al parco della Trucca al “Bosco della Memoria” dove è stato inaugurato un monumento e ripiantati degli alberi (quelli dell’anno scorso sono nel frattempo deceduti pare per incuria).

Dai filmati visibili nei siti della stampa locale si nota la più totale assenza di cittadini; hanno partecipato alle cerimonie solo un paio di decine di autorità e le forze dell’ordine. In effetti pare che i parenti delle vittime che si volevano celebrare non siano nemmeno stati invitati e il pubblico non era proprio previsto.

E’ cosi dall’anno scorso, ma l’anno scorso c’erano le restrizioni dovute alla pandemia che quest’anno non hanno ovviamente più senso. Non solo perché le cerimonie si sono svolte all’aperto, ma anche perché, se ci si si può ammassare in una discoteca al chiuso o in un ristorante, perché impedire ai famigliari delle vittime di presenziare alla cerimonia che ricorda i loro cari?

Non è forse che chi ha gestito la pandemia in questa città, in questa regione e provincia ha la coda di paglia e quindi teme la presenza dei parenti e dei cittadini? Teme in sostanza polemiche e contestazioni?
Sia come sia, la stampa non ha sottolineato il fatto tanto quanto la stampa russa ha parlato entusiasticamente delle masse raccolte da Putin. Ma ovviamente la nostra stampa è libera, quella Russa no!

Se la presenza, forse, forzata all’iniziativa nello stadio moscovita è secondo i nostri arguti e indipendenti giornalisti un evidente segnale di dittatura, come interpretano il fatto che si celebrino i morti senza invitarne i parenti? E senza consentire alla popolazione di presenziare?

Facile appoggiare il dissenso degli altri a mille miglia da dove si sta. Bisognerebbe avere il coraggio il dissenso di praticarlo a casa propria ben sapendo che ponendo domande scomode si rischia comunque qualche cosa personalmente. Se no quale differenza c’è con i giornalisti “prezzolati” dall’autocrate russo?

Siamo sicuri che gli strenui difensori della democrazia (a casa degli altri) sapranno darci spiegazioni esaurienti; aspettiamo con calma, tanto per il prossimo 18 marzo c’è tempo. Ma forse bisognerebbe ricordare a qualche politico, amministratore e giornalista locale quel detto bergamasco che dice che qui da noi le fiammate sono rare, ma sotto la cenere la brace è viva.

Ci vediamo l’anno prossimo… ( Francesco Macario, segretario Prc/Se Bergamo e provincia, 19.03.22)

[Nell’immagine in evidenza lo striscione del C.S. PaciPaciana all’entrata del Cimitero monumentale di Bg, 18.03.22]