La maggioranza consiliare di centro destra ha bocciato il testo di una legge popolare dal Titolo “Aborto sicuro” che aveva raccolto più di 8.000 firme per rendere più agevole e civile l’applicazione della Legge 194 per la interruzione di gravidanza.
Essa trova ancora tanti ostacoli, a partire dalla obiezione di coscienza, (70% dei medici coinvolti), dalla restrizione dei servizi dei consultori pubblici e il proliferare di quelli privati pro-life,per non parlare delle organizzazioni antiabortiste che illegittimamente agiscono anche all’interno delle strutture ospedaliere per convincere le donne a non abortire.
La legge non era particolarmente eversiva, ma un accurato regolamento che cercava semplicemente di rendere meno difficoltoso il percorso delle donne che non vogliono portare a termine la gravidanza. Prevedeva tra l’altro che:
– in ogni consultorio si mettessero a disposizione tutte le informazioni su Ivg e si potesse prenotare per qualsiasi sede regionale ospedaliera dove si pratica l’aborto senza costringere le donne a ricerche infinite,
-si fornissero alle donne che abortiscono anticoncezionali gratuiti
– le strutture accreditate dove si pratica la fecondazione assistita e la diagnosi prenatale organicamente obiettrici siano obbligate a fornire le indicazioni e i luoghi dove praticare l’aborto terapeutico.
La giunta, nella persona dell’ assessora alla famiglia Alessandra Locatelli ha intrattenuto il Consiglio con una esaltazione della maternità. L’esito del voto conferma la cultura integralista e misogina di questa maggioranza che di fatto continua a non garantire in tutto il territorio lombardo l’applicazione della 194.
Una ragione in più per partecipare allo sciopero femminista globale del giorno 8 marzo,non una festa,ma una lotta complessiva per tutti i nodi dell’autodeterminazione.
Milano, 25/02/2021
Fabrizio Baggi – Segretario regionale Lombardia
Giovanna Capelli – Responsabile regionale sanità Lombardia