Il 7 aprile è stata celebrata, come ogni anno, la Giornata mondiale della salute che ha sottolineato ancora più fortemente il legame tra ambito sociale, economico, culturale e salute.
- Sabato 10 aprile, dalle ore 10 alle ore 12.00, saremo come Partito della Rifondazione Comunista in piazza a Bergamo, al mercatino di Piazza Goisis (Stadio) con il Coordinamento per il diritto alla salute in collegamento diretta streaming (sulle pagine di Medicina Democratica https://www.medicinademocratica.org/wp/) con le altre piazze che lo stesso giorno si mobilitano.
Le istituzioni dell’UE e i governi dei paesi europei devono assumersi, ora e con urgenza, le proprie responsabilità adeguando la propria capacità di risposta alla pandemia.
Invece siamo testimoni dell’estremo nazionalismo vaccinale sostenuto da molti paesi occidentali. I paesi ad alto reddito (HIC) hanno accumulato il 53% dei vaccini disponibili nel momento in cui rappresentano solo il 14% della popolazione mondiale, ignorando totalmente i bisogni degli altri.
In sostanza il sistema non sembra in grado di garantire l’accesso equo ai vaccini a tutte le persone. Assistiamo infatti a un ignobile guerra commerciale scatenata per profitto tra le diverse case produttrici, sostenute da alcuni governi, all’accaparramento delle dosi da parte dei più ricchi, alla corsa dei ricchi e privilegiati a vaccinarsi a discapito di anziani, fragili, malati, paesi poveri.
In concreto, oggi, l’Europa deve garantire che i vaccini siano a disposizione di tutti, in Europa e nel mondo, il più presto possibile, e che gli interessi delle aziende farmaceutiche e dei ricchi non vengano prima della salute delle popolazioni.
Sarà il 10 aprile l’occasione per lanciare un appello urgente ai nostri governi e alle istituzioni dell’UE per attuare una risposta al COVID-19 che sia basata sulla solidarietà globale e che agisca per garantire che i vaccini e i farmaci per il COVID-19 siano disponibili per tutti, ovunque nel mondo. La produzione di questi deve essere aumentata il più rapidamente possibile e affinché ciò si realizzi, i diritti di proprietà intellettuale (IPR) devono essere almeno temporaneamente sospesi e le conoscenze tecnologiche per la produzione di vaccini e armaci anti Covid- “know-how” – devono essere ampiamente condivise. Dobbiamo agire ora in modo che la pandemia non passi alla storia come un fallimento morale dei paesi ricchi nei confronti delle vite delle persone più fragili o povere in tutto il mondo, fatto che poi avrebbe come conseguenza quella di prolungare i rischi di contagio comunque in tutto il mondo: perché… non ci si può salvare da soli!
Sul piano locale le strutture sanitarie della Regione Lombardia sono state chiamate al massimo impegno per individuare e curare le persone colpite dal coronavirus; il sacrificio dei lavoratori della sanità è stato un episodio di abnegazione rilevante. Tuttavia non possiamo non evidenziare una serie di problemi che riguardano il “Sistema sociosanitario di Regione Lombardia” e che devono essere oggetto di valutazione.
Va infatti rilevato la “natura pubblica” delle strutture in prima linea nellʼidentificazione e nella cura dei contagiati, mentre si può dedurre lʼassenza o il comunque ritardo nellʼemergenza della sanità privata. Questo nella regione che ha fatto della cosiddetta “partecipazione paritaria della sanità privata al servizio sanitario della Lombardia (SSL)” lʼelemento distintivo del suo modello.
Sono così venute in evidenza le contraddizioni del modello misto pubblico – privato, che la riforma sanitaria promossa da Maroni vorrebbe ulteriormente sviluppare in senso liberista. Ma uno dei due soggetti, quello privato, per sua natura e obiettivi, non risponde subito e la sua disponibilità è incerta, sempre da verificare. Pertanto il SSR deve sottostare alla volontà dei soggetti privati, la cui disponibilità poi ad offrire servizi extra-contratto costa ancora di più al SSR in termini sia di risorse di tempo spese nella negoziazione sia di risorse finanziarie aggiuntive per il carico straordinario del servizio richiesto.
Insomma alla prova dell’emergenza il modello del “Sistema sanitario di Regione Lombardia”, come viene denominato nella normativa regionale per sottolineare la sua diversità rispetto a qualsivoglia altro Servizio Sanitario regionale del nostro SSN, mostra una certa rigidità, lentezza di risposta, ed è molto più costoso.
A ciò si è sommata la cattiva gestione dei vaccini – punti vaccinali, liste liste di prenotazione, comunicazione – che ha messo in chiara evidenza anche l’inefficienza strutturale generale nella gestione peraltro affidata a persone platealmente inette come l’ex assessore Gallera (non a caso rimosso dal suo ruolo). Inettitudini venute al pettine già nelle prime fasi della pandemia: basti pensare al caso dell’ospedale di Alzano.
Fontana, Gallera, Sala e Gori, Moratti e Bertolaso, non a caso su fronti formalmente opposti ma in realtà tutti accomunati dal sostegno all’attuale modello di produzione e sociale, rappresentano una classe politica che ha dato una pessima prova di sé già a partire dalla prima fase della pandemia e che è accomunata da un uguale orientamento (chi più e chi meno) verso la preminenza del privato sul pubblico. Non è forse per non dare fastidio alle aziende che non si è fatta la zona rossa nella Val Seriana e a Bergamo? Quante vite è costata questa scelta ai lombardi e in particolare ai bergamaschi? Conta di più la vita dei cittadini o l’economia di mercato? Bisognerà a un certo punto discutere anche di questo.
Durante l’iniziativa del 10 a Bergamo proporremmo:
1. la campagna per la raccolta firme ICE contro i brevetti sui vaccini, un ‘iniziativa che promuove la raccolta di 1 milione di firme nella UE per impegnare la Comissione Europea obbligatoriamente a legiferare in materia, (avremo un banchetto per raccogliere le firme on line ICE: https://noprofitonpandemic.eu/it/);
2. L’inizio di un percorso di opposizione alla legge regionale 23/15 (riforma Maroni) che regola la sanità in Lombardia: una legge da abrogare interamente per ricostruire una sanità basata sulla prevenzione e sui principi di universalità stabiliti nella riforma del 1978.
È urgente ed essenziale puntare all’obiettivo di garantire ovunque la gestione pubblica della salute, anche in Lombardia è ora di voltare pagine e cambiare classe dirigente. (10.04.2021, Francesco Macario, segretario Prc/Se di Bergamo e provincia)