(02.12.21) CARAVAGGIO (bg). “La salute e la privatizzazione della sanità in Lombardia”. ASSEMBLEA PUBBLICA

LA SALUTE DIRITTO FONDAMENTALE DI OGNI ESSERE UMANO

E’ uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale” della persona, oltre che “assenza di malattia e infermità”. “ Il godimento del più alto livello raggiungibile di salute è uno dei diritti fondamentali di ogni essere umano, senza distinzione” (Atto costitutivo dell’Organizzazione Mondiale della Sanita’- OMS 1946).

L’OMS affida la tutela della salute alla responsabilità dei Governi, che operano tramite Servizi Sanitari Nazionali (SSN) fondati sui principi di equità, partecipazione, prevenzione. I SSN sono organizzati e intervengono seguendo un metodo multidisciplinare, perché considerano la persona nella sua totalità e non la sua singola malattia. I SSN sono essenziali per la vita quotidiana dei cittadini, per lo sviluppo sociale ed economico di un Paese, di cui sono lo specchio.

In sintonia con questo, l’art. 32 della Costituzione (1948) dice : “ la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”.

Nel 1978 la Legge 883 istituisce il nostro SSN. Suo compito è la tutela della salute e la prevenzione della malattia, prima della cura, con la partecipazione dei comuni alla gestione delle Unità Sanitarie Locali (USL) e l’aiuto della medicina territoriale. I suoi interventi dovranno essere gratuiti e finanziati dalla “tassazione generale”.

Le sofferenze della seconda guerra mondiale, da poco conclusa, coi suoi 60 milioni di morti, avevano indotto consapevolezza e insegnato socialità e diritti.

Ora l’interesse individuale, sotto la spinta della competizione, li misconosce.

A cavallo degli anni 70/80, la teoria economica liberista (prima e sempre il massimo profitto; mercato libero senza regole) viene sperimentata per la prima volta nel Cile del dittatore Pinochet, non a caso. Essa si fa strada negli USA di Reagan e nell’Inghilterra di M. Thatcher per la quale “non esiste la società, ma solo gli individui”.

Col liberismo, l’iniziativa privata, la concorrenza e il mercato modificano le priorità dell’OMS. Anche in Italia si fanno spazio nei programmi sulla salute e modificano il SSN istituito dalla legge 833/78.

LA SANITA’ (STRUTTURE E PRESTAZIONI SANITARIE) NON E’ UN’AZIENDA

> LA SANITA’ PUBBLICA punta allo stato di salute e benessere di tutte le persone. Si fonda sul principio che prevenire è meglio che curare e quindi sulla prevenzione della malattia, sulla ricerca delle cause e dei fattori di rischio ambientale al fine di rimuoverli, sull’educazione alla salute. La cura viene dopo.

> LA SANITA’ PRIVATA punta a fare il maggior numero possibile di prestazioni sanitarie per guadagnare il massimo possibile sulla malattia. Non è interessata alla prevenzione. Se riduci la malattia, riduci il mercato delle cure e con esso i profitti. La salute diventa una merce da vendere.

L’ AZIENDALIZZAZIONE E L’ORIENTAMENTO AL MERCATO DEL SSN

Sono caratteri tipici della Sanità privata. Con i Decreti L. 502/92 e 229/99 entrano nel SSN. Le Regioni acquistano competenze e responsabilità. Le USL sono sostituite dalle Aziende Sanitarie Locali (ASL) e dalle Aziende Ospedaliere (AO) che operano separate dai territori e assorbono la maggior parte delle risorse economiche. Le “strutture sanitarie” private, “accreditandosi” presso le Regioni, entrano in concorrenza “truccata” col settore pubblico, trasformandolo gradualmente di fatto in un supporto del “privato”. Ai medici ospedalieri è permessa la libera professione in ospedale, ora affidato a un direttore generale con contratto di diritto privato. La possibilità per tutti di godere dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) incontra difficoltà e tempi lunghi di attuazione. Arrivano i ticket, e le code, che spingono il malato a rinunciare alle cure o a rivolgersi al privato.

LA SANITA’ PUBBLICA PERDE PEZZI

Dal 2010 al 2019 ha perso: 37 miliardi di finanziamento, 173 ospedali, 837 strutture di assistenza specialistica ambulatoriale, 276 di assistenza territoriale pubblica (quella privata aumenta di 2.459). Perde 42.380 dipendenti, di cui 12.506 medici (- 4,8%) e infermieri (- 2,8%). Calano, e mancano, i medici di base; aumenta il loro carico di lavoro e l’assistenza diminuisce.

Calano i posti letto pubblici e privati: da 530.000 (1981) a 245.000 (2010) a 215.000 (2016). Calano di meno nel “privato”, che anzi aumenta le sue strutture in tutti i settori, specie in quelli più remunerativi ( assistenza residenziale-RSA; semiresidenziale-diurna; riabilitazione). I letti di terapia intensiva sono ad oggi 8,5 per 100.000 abitanti contro i 14 standard previsti. Diminuiscono gli ambulatori specialistici territoriali. La spesa sanitaria pro capite pubblica e pro capite totale è sotto la media europea . Aumenta la spesa sanitaria diretta delle famiglie. Il ridimensionamento della sanità pubblica e le “liste di attesa” procurano clienti al settore privato, convenzionato e non.

LA SANITA’ LOMBARDA: GALLINA DALLE UOVA D’ORO PER IL PRIVATO

La privatizzazione arriva con le Leggi Regionali 31/97 (Formigoni) e 23/2015 (Maroni). Stabiliscono “parità di diritti e doveri” tra il Servizio Sanitario Pubblico e quello privato. Ad ambedue indifferentemente rimborsano i servizi prestati ai cittadini, i quali ne usufruiscono con “ scelta libera”, in realtà orientata verso il “privato” dalle “liste di attesa”. I rapporti “pubblico”-“privato” sono regolati sulla carta dal “principio di sussidiarietà”, che in realtà non produce collaborazione alla pari, ma rende il “pubblico” un supporto del “privato”. Infatti il “privato” non ha “obbligo di cura del malato” come il “pubblico”. Può scegliere e mettere a contratto con la Regione i settori e le prestazioni sanitarie più remunerativi e ben pagati ( cardiologia, cardiochirurgia, ortopedia…). Al “pubblico” restano gli interventi molto costosi e rischiosi, o molto comuni e poco remunerativi (emorragie cerebrali, leucemie,..calcoli, aborti, appendiciti…). Tant’è che, su 500 tipi di interventi, il “privato fa metà del suo fatturato con 25 prestazioni, il “pubblico” con 43. E così gli ospedali pubblici lavorano in perdita (Policlinico Mi 44 milioni; Papa Giovanni Bg 44 milioni; Civili Bs 87 milioni). Quelli privati fanno utili (S. Donato 27 milioni; Humanitas 66,9..).

Al 20/02/2020 il “privato” gestiva 7586 posti letto contro 28.384 del “pubblico” (allora da solo in prima linea contro Covid 19). Intascava 6,6 miliardi di Euro sui 17,5 della spesa totale sanitaria regionale. Oggi intercetta il 35% della spesa regionale per gli ospedali e il 40% di quella per la specialistica ambulatoriale. Quanto a strutture sanitarie, prescindendo dal numero dei posti letto, in alcune province per alcune specialità il sorpasso del “privato” sul “pubblico” è avvenuto da anni.

L’ultimo grande tentativo di privatizzazione della Sanità lombarda, per ora fallito, è la consegna ai “privati” della cura dei malati cronici, che vale il 70% della spesa sanitaria regionale.

Intanto la Riforma Moratti (PdL 187- nov. 2021) va oltre anche “la parità dei diritti e doveri” tra “pubblico” e “privato” (LR 33/97). Ne stabilisce addirittura “ l’equivalenza e l’integrazione nel Servizio Sanitario Regionale” e dà al “privato” la possibilità di “ concorrere alla istituzione delle Case e Ospedali di Comunità” previste dalla Riforma nazionale (PNRR) in attuazione.

Che succederà se la Regione otterrà l’”autonomia regionale differenziata” per la Sanità chiesta al Governo, e riesumata di recente da Draghi? Per saperne di più… partecipiamo all’assemblea di giovedì 2 dicembre, alle ore 20.30 presso l’Auditorium del Centro Civico San Bernardino a Caravaggio

A CURA DI SINISTRA per CARAVAGGIO e RIFONDAZIONE COMUNISTA Circolo di CARAVAGGIO